Il Governo Meloni vieta la cannabis light: “Così distrugge un settore da 2 miliardi di euro”

La filiera italiana conta circa 3mila imprese e oltre 20mila lavoratori: "Ci trattano come spacciatori"
Il Decreto Sicurezza approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 4 aprile rischia di mandare gambe all’aria la filiera della cannabis light, un settore che conta circa 3mila imprese e oltre 20mila lavoratori e produce un giro d’affari da 2 miliardi di euro all’anno.
Il decreto vieta infatti “l’importazione, la cessione, la lavorazione, la distribuzione, il commercio, il trasporto, l’invio, la spedizione e la consegna delle infiorescenze della canapa”. In altre parole, chi produce o vende cannabis light rischia di essere punito con le norme del Testo unico sulle sostanze stupefacenti
La norma era contenuta originariamente in un disegno di legge, che il Governo Meloni ha poi deciso di trasformare in decreto per accelerarne i tempi di approvazione e superare alcune resistenze parlamentari.
“Con un colpo di penna questo governo ha trasformato agricoltori, imprenditori e ricercatori in spacciatori, regalando alla criminalità organizzata un mercato da oltre 150 milioni di euro”, osserva Luca Fiorentino, amministratore delegato di Cannabidiol Distribution, una delle prime aziende italiane a lanciare la cannabis light sul mercato.
“In un Paese normale – osserva Fiorentino – questo sarebbe al centro del dibattito politico. E invece ci sorprende il silenzio e la totale mancanza di presa di posizione da parte di chi, almeno in teoria, dovrebbe tutelare i lavoratori, o quantomeno far finta di farlo”. “Siamo sconcertati – continua – dal silenzio dei principali partiti di opposizione, soprattutto da quello di Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, così come da quello di Giuseppe Conte del M5S, di Matteo Renzi e di Carlo Calenda. Questa sarebbe l’occasione per il centrosinistra per dimostrare che esiste ancora una forza capace di difendere i diritti dei lavoratori. Invece, sceglie il silenzio, rifugiandosi in un immobilismo che tradisce le aspettative di chi ancora sperava in una rappresentanza credibile. Nei mesi scorsi abbiamo lanciato l’allarme sui media, abbiamo avvisato le opposizioni e i ministeri competenti ma, a parte +Europa ed AVS, gli altri hanno scelto di ignorarci”.
Canapa Sativa Italia, associazione che rappresenta gli operatori del settore della canapa, ha depositato una petizione al Parlamento europeo denunciando che la nuova normativa italiana violerebbe i principi fondamentali del diritto dell’Unione europea. “È imperativo che il Governo apra un tavolo di confronto, ascolti le voci degli imprenditori e riveda questo provvedimento disastroso, perché nessun cittadino, nessun imprenditore, nessuna famiglia italiana possa accettare che la legalità venga trasformata in criminalità con un semplice decreto”, si legge in una nota dell’associazione.