Un gommone con 50 migranti è sparito nel Mediterraneo: l’ultimo SOS inviato ieri sera
Un’imbarcazione con a bordo 50 migranti è sparita nel nulla nel mar Mediterraneo dopo aver lanciato una richiesta di soccorso al numero di Alarm phone.
Le ultime notizie sul barcone risalgono al primo aprile, quando i migranti hanno contattato il sito per indicare le loro coordinate e chiedere aiuto.
Ricevuta la richiesta, Alarm phone ha cercato di contattare la Guardia costiera libica per fornire alle autorità le informazioni in suo possesso, ma non avendo ottenuto risposta ha inviato la segnalazione alla sala operativa di Roma.
Le autorità italiane hanno risposto fornendo ad Alarm phone un altro numero dei libici. Anche in questo caso non c’è stata risposta.
La Ong Open Arms ha intanto rilanciato la richiesta di aiuto del barcone, non potendo intervenire direttamente perché bloccata nel porto di Barcellona.
“La Libia non risponde, l’Italia non risponde, nessuno coordina i soccorsi, nessuna nave, non c’e nessuno. Quanti morti costeranno queste elezioni europee?”, si legge in un tweet della Ong spagnola.
Nello stesso giorno anche la Sea Watch annuncia di essere ancora ferma nel porto a causa dell’Olanda, paese di cui batte bandiera e che ha modificato alcune norme per impedire alla nave umanitaria di prendere nuovamente il largo.
Il 23 marzo un’altra imbarcazione era partita da Sabrata, in Libia, con a bordo 41 migranti: il gommone non ha mai raggiunto le coste europee e non sembra sia stato recuperato dalla Guardia costiera libica.
Da quel giorno non si sono avute altre informazioni sulle sorti dell’imbarcazione e si teme ormai che tutti i suoi occupanti siano morti nel Mediterraneo. Anche in questo caso nessuna Ong ha potuto fornire soccorso.
“Hanno scelto di far diventare quel tratto di mare un deserto. Potevano esserci delle navi civili europee che avrebbero potuto salvare queste persone. Oltre a loro sarebbero potuti intervenire degli assetti navali militari, che avrebbero potuto arrivare sul posto in poche ore”, aveva dichiarato a TPI Giorgia Linardi, portavoce della Ong Sea Watch.