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I sindaci di Bologna e Lampedusa lanciano il Global Compact in Comune

Immagine di copertina
Credit: Guillaume Pinon/NurPhoto

"Ora che non c'è più Salvini, l'Italia aderisca al Global Compact: questo governo deve fare di più per i migranti". Al Senato la conferenza stampa per presentare la proposta

Il sindaco di Lampedusa e quello di Bologna lanciano il Global Compact per i comuni

Promuovere il Global Compact dal basso, partendo dai comuni: è questa la proposta lanciata dal sindaco di Bologna Virginio Merola e da quello di Lampedusa e Linosa Totò Martello in una conferenza stampa al Senato il 17 settembre 2019.

Il Global Compact per una sana, ordinata e regolare migrazione è il documento promosso nel 2016 dalle Nazioni Unite e approvato al vertice di Marrakech nel dicembre del 2018. Il documento non è vincolante e indica solo la condivisione da parte degli stati di una serie di punti e un’analisi precisa sul fenomeno delle migrazioni. L’Italia, con il governo Conte I, non si è presentata a Marrakech, riservandosi di decidere in un secondo momento.

Profondamente convinti della validità dei principi espressi nel Global Compact, i due sindaci vogliono partire dai loro comuni e fare rete con gli altri italiani, partendo dalle città metropolitane e dai comuni di frontiera affinché la rete sia così forte da diventare “un’arma di pressione affinché il nuovo governo adotti il Global Compact”, come suggerisce il sindaco Merola.

Nell’appello lanciato da Roma, i due primi cittadini di Bologna e Lampedusa chiedono alle amministrazioni comunali di recepire i principi del documento delle Nazioni Unite “per una migrazione sicura, ordinata e regolare”.

Il primo passo è quello di far capire l’importanza della piattaforma al governo neonato. Un passo avanti rispetto all’esperienza governativa gialloverde che, come spiega il sindaco di Lampedusa, “in 14 mesi mai ha provato a chiamarci per affrontare la situazione”. A TPI Totò Martello dice che qualcosa sta cambiando: “Per lo meno ci hanno già chiamato due volte e stanno facendo, per ora, quello che hanno promesso. Ogni giorno da Lampedusa partono un tot di migranti per la Sicilia, come stamattina che ne sono partiti 89, ad esempio”.

Piccoli passi avanti che i due sindaci leggono come segnali positivi per gettare le basi di un’adesione prossima dell’Italia al documento. E la proposta di Merola e Martello si inserisce proprio in questo solco. Si chiama Global Compact in Comune perché è proprio da qui, dall’ultimo gradino istituzionale, che vuole partire e spingere affinché tanto le istituzioni quanto la società civile aderiscano il più possibile un movimento di opinione e di sostegno.

“Sono convinto che per combattere i trafficanti e contrastare la clandestinità il modo più efficace non è affondare le navi né chiudere i porti, come ha fatto credere qualcuno. Il problema è aprire la discussione sui canali irregolari”, spiega il sindaco di Lampedusa e Linosa, facendo chiaro riferimento all’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini e alla sua politica in materia di immigrazione tutta fondata sull’idea dei porti chiusi.

Un’idea però che ha sempre cozzato con la realtà, spiega ancora Martello. Perché a Lampedusa i porti non sono mai stati chiusi e i migranti, checché abbia predicato l’ex vicepremier leghista, sull’isola sono sempre sbarcati.

“È sbagliato pensare che se oggi c’è uno sbarco è perché questo governo ha aperto i porti e permesso ai migranti di arrivare”, spiega ancora Martello. Porti chiusi, della lotta alle ong che avrebbero risolto il problema degli sbarchi non sono altro che elementi di una campagna mediatica, perché sul territorio la questione non è mai stata risolta.

“2017, 2018, 2019: il fenomeno non è mai cambiato. Si è sempre parlato di sbarchi ‘invisibili’, di piccole imbarcazioni che arrivavano sull’isola. Oggi quelli che ieri parlavano di porti chiusi parlano di invasione, con il nuovo governo. Ma come fa un ministero a cancellare una realtà come quella di Lampedusa, a non nominarla mai né a interpellarla? Per 14 mesi siamo stati lasciati da soli”, continua Martello, che è convinto che debba essere questo il momento di invertire la rotta.

“Ora bisogna smetterla di vedere il problema delle migrazioni come una partita di calcio in cui ci sono due tifoserie. È ora di azzerarle, quelle tifoserie. Quello che proponiamo è di aprire i corridoi umanitari per i profughi ma anche di programmare il movimento dei migranti economici”, spiega il sindaco di Lampedusa, convinto che per iniziare ad affrontare seriamente la questione bisogna partire proprio dalle linee guida del Global Compact.

Il fenomeno delle migrazioni non è stato risolto da nessuno, precisano i due sindaci: “Il fenomeno esiste ma non servono tweet e slogan per risolverlo, ma informarsi, conoscerlo e poi dar vita a risposte chiare con leggi che vengono dal parlamento su spinta dei comuni”.

Il presidente Giuseppe Conte, nella veste nuova di premier nonostante la passata esperienza, pone sul tavolo il tema della revisione del regolamento di Dublino. “Bene la collaborazione con l’Europa, ma non è possibile che l’Italia non aderisca a una proposta delle Nazioni Unite. Negare una necessità su questi temi la dice lunga”, precisa ancora Merola.

E negare l’importanza di mettere mano concretamente alla questione è stato proprio Matteo Salvini, “dappertutto tranne che in Europa”. L’ex ministro dell’Interno ha scelto da che parte stare, ha scelto di non affrontare il nodo delicato della ripartizione dei migranti in Europa alleandosi con chi, in Europa, alza muri ai confini e i migranti non li vuole.

Nemmeno sulla questione sicurezza l’ex ministro dell’Interno ha saputo rispondere: dei 600mila migranti irregolari – usati da Salvini in campagna elettorale – l’ex vicepremier non si è mai occupato. Quei rimpatri sventolati come carta vincente sul fronte sicurezza non sono mai stati effettuati. Eppure i fondi agli sprar – Servizio centrale del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati – sono stati tagliati proprio per finanziare quelle operazioni di rimpatrio che non sono mai avvenute.

Nessuno dice che la politica del precedente governo è fallita perché quei rimpatri non sono mai stati fatti, né i porti sono stati mai chiusi. “Tutti discutono di Dublino, ma solo quando una nave delle ong staziona in mare davanti alle nostre coste. Il problema delle ripartizioni non esiste solo quando la nave è davanti al porto. Bisogna costringere tutti i governi a confrontarsi. Senza confronto non si esce dall’equivoco”, tuona Martello, che, con Merola ha dato il via al confronto. Ora la palla passa ai comuni, ma è anche il governo a doversi svegliare.

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