Gli perforano intestino durante colonscopia: “sarà risarcito con 300.00 euro”
Dopo un calvario passato attraverso dieci ricoveri e cinque interventi, arriva la condanna per i due ospedali veneti. Il tribunale ordinario di Vicenza ha condannato l’Usl 7 Pedemontana e l’Azienda Ospedale-Università di Padova a un risarcimento di oltre 300 mila euro, di cui più di 230 mila a carico dell’azienda sanitaria vicentina, nei confronti del 52enne F.F. di Schio, che ha preferito mantenere l’anonimato. La sentenza è arrivata in seguito a una vera e propria odissea durata tre anni alla fine della quale l’uomo, vittima di plurimi errori medici, oltre ad aver perso un cospicuo tratto di intestino sarà costretto per il resto della vita ad espletare i propri bisogni solidi in una sacca che gli fuoriesce dall’addome.
La vicenda ha avuto inizio nel maggio 2013 quando, a causa di un forte dolore addominale, F.F. si è presentato al pronto soccorso dell’ospedale Alto Vicentino di Santorso. Ricoverato e dimesso con una diagnosi di sospetta diverticolite, l’uomo ha atteso tre lunghi mesi per poter essere sottoposto a colonscopia. Il giorno dopo l’esame, a causa di altri fortissimi dolori, è stato nuovamente però ricoverato con diagnosi di perforazione dell’intestino. Per un anno intero F.F è stato sottoposto a diversi interventi e continui trattamenti fino a quando ha deciso di rivolgersi ad un centro ospedaliero specialistico, la clinica chirurgica 1 dell’Azienda Ospedaliera-Università di Padova.
Anche qui ricoveri ed interventi fino al 2015, quando è stata praticata una colostomia terminale e definitiva, cioè un’apertura artificiale dell’intestino per deviare il flusso delle feci verso l’esterno, attraverso la parete addominale.
Altri errori diagnostici e di intervento, riconosciuti dal tribunale, che hanno segnato in modo irreversibile la vita dell’uomo, costretto a vivere con una sacca esterna dove convergono le sue feci.
Sfinito dalla situazione, il paziente si è rivolto ad uno studio di avvocati per avviare una richiesta di risarcimento. «Nessuna delle due strutture sanitarie coinvolte ha voluto ammettere le proprie responsabilità: non è stato nemmeno possibile avviare un dialogo per intavolare una trattativa», le parole di Massimo Gottardo, responsabile dello studio vicentino.
I due ospedali, avendo agito con correttezza e nel rispetto delle linee guida – sostengono i legali – non avrebbero avuto responsabilità. Questa è stata la linea di difesa, bocciata dal tribunale che sulla base di perizie di specialisti, ha ritenuto, al contrario, che i medici avrebbero dovuto studiare meglio la fase preoperatoria ed avrebbero avuto alternative alla situazione estrema in cui è costretto a vivere il pensionato, oggi 62enne.