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Home » Cronaca

Il nipote di Matteo Messina Denaro che rinnega la mafia: “Non c’è nulla di cui vantarsi”

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Sua madre è cugina di primo grado di Matteo Messina Denaro, suo padre è stato un collaboratore di giustizia fino alla sua morte, nel 2017: Giuseppe Cimarosa, nipote del super latitante arrestato lo scorso 16 gennaio, ha sempre rinnegato la mafia, cercando di scrollarsi di dosso quella parentela pesante che porta con sé pregiudizi e stigma.

“Io mi chiamo Giuseppe Cimarosa. Ho una mia identità di persona onesta che ho costruito negli anni e con fatica. Non ci rinuncio per colpa di Matteo. Non sono un eroe, ho fatto una scelta, ho preferito la libertà e rimanere a casa mia. Però ho pagato un prezzo”, racconta oggi in un’intervista a Repubblica.

Di lavoro fa l’istruttore di equitazione e il regista di teatro equestre, il suo punto di riferimento come faro di legalità è Peppino Impastato, giornalista e attivista ucciso dalla mafia il 9 maggio 1968: “Avevo conosciuto la storia di Peppino Impastato ed era lui il mio punto di riferimento ideale. Così è iniziato il conflitto profondo con mio padre”.

Lorenzo Cimarosa, invischiato con la criminalità organizzata, “ha scontato 5 anni ingiustamente, perché era stato assolto dall’associazione mafiosa e condannato per danneggiamento contro un ex socio. Non aveva commesso lui quel reato, però non disse nulla. Così, una volta tornato libero, fu ritenuto affidabile e venne nuovamente assoldato”.

Oggi ricorda di quando da piccolo la sua parentela gli ha “rovinato l’infanzia e l’adolescenza”: “Quando era a scuola i compagni di classe parlavano del boss con ammirazione, ma per me non c’era nulla di cui vantarsi”.

Ma i problemi non sono spariti con la vita adulta: “Gli amici che da un giorno all’altro non mi hanno più risposto al telefono e mi hanno abbandonato. O i ragazzi che frequentavano il maneggio e sono spariti”.

A chi definisce un errore l’arresto del boss, risponde: “Sono schifato. Lo trovo avvilente. Capisco che molti abbiano paura, ma se non volete parlare, almeno state zitti”.

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