Ucciso e sciolto nell’acido per uno scambio di persona: dopo 22 anni gli assassini offrono un risarcimento

Ucciso e sciolto nell’acido per uno scambio di persona: dopo 22 anni gli assassini offrono un risarcimento
Hanno rifiutato il risarcimento dai camorristi che più di 20 anni fa hanno ucciso e sciolto un ragazzo nell’acido. I familiari di Giulio Giaccio intendono affidarsi ai giudici per ogni decisione riguardo quello che la gip ha definito “una tristissima pagina di cronaca nera”, affiorata dopo anni di “oblio collettivo”.
Prenderà il via domani l’udienza preliminare del processo per l’omicidio di Giaccio, ucciso e sciolto nell’acido il 30 luglio del 2000, nel quartiere Pianura di Napoli. Il ragazzo, che all’epoca aveva 26 anni, fu tragicamente vittima di uno scambio di persona.
“Confidiamo esclusivamente nelle determinazioni dell’autorità giudiziaria”, hanno detto i familiari, secondo quanto riporta La Repubblica, riguardo l’offerta pervenuta dai due accusati Salvatore Cammarota e Carlo Nappi, già condannati in passato per associazione camorristica. Nappi, 64 anni, ha offerto 30 mila euro da pagare in assegni circolari. Una somma offerta anche da Cammarota, che ha anche proposto due immobili a Marano, dal valore stimato in 120mila euro. Si tratterebbe secondo i due del “massimo sforzo economico” per loro possibile. All’udienza preliminare di domani, i due potrebbero chiedere di essere giudicati con il rito abbreviato, per ottenere lo sconto di un terzo della pena prevista dalla legge.
Giaccio fu prelevato alle 22.30 di domenica 30 luglio 2000 da un gruppo composto da quattro uomini che indossavano pettorine da poliziotti. Dopo aver risposto di no alla domanda se si chiamava Salvatore, fu invitato a seguirli in caserma. I quattro invece lo condussero alla sua morte, arrivata con un colpo di pistola alla testa, come rivelato dal collaboratore di giustizia Roberto Perrone, all’epoca esponente del clan Polverino, che descrisse quel giorno come “il capitolo più nero e angoscioso della mia storia criminale”. Giulio fu scambiato per un uomo, “Salvatore”, che Cammarota voleva liquidare perché sospettato di avere una relazione con la sorella, divorziata.