Giallo di Caronia, si rafforza l’ipotesi dell’omicidio-suicidio: “Viviana aveva già tentato di uccidersi a giugno”
Giallo di Caronia: Viviana Parisi aveva tentato il suicidio a giugno
Viviana Parisi avrebbe tentato il suicidio alla fine di giugno: è quanto trapela da fonti investigative, secondo cui il 3 agosto scorso, la donna sarebbe uscita di casa con l’intenzione di riprovarci. È questa, dunque, l’ipotesi a cui stanno lavorando gli inquirenti che indagano sul giallo di Caronia. Ad alimentare i sospetti della procura, così come rivelato dal Corriere della Sera, vi è il certificato medico, ritrovato nel cruscotto dell’auto della donna e compilato dall’ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto il 17 marzo scorso, in cui vi è scritto che Viviana soffriva di “paranoia e crisi mistiche”. Gli inquirenti, tuttavia, avrebbero ritrovato un secondo certificato medico, sempre dell’ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto, ma risalente alla fine del giugno, periodo in cui Viviana avrebbe tentato di togliersi la vita, che attestava nuovamente il suo disagio psichico. Gli investigatori stanno tentando di capire come mai i certificati si trovassero all’interno dell’auto. “Viviana non era comunque in cura e non seguiva alcuna terapia: ha soltanto preso per 4 giorni due pillole e poi ha smesso lei, di sua volontà” ha comunque precisato Daniele Mondello, marito della donna.
L’idea della procura, comunque, è che Viviana Parisi sia uscita di casa già con l’intenzione di suicidarsi, portandosi anche il piccolo Gioele. Si spiegherebbe così la bugia rifilata al marito, al quale aveva aveva detto che sarebbe andata a Milazzo per comprare le scarpe al piccolo, e anche la decisione di lasciare il cellulare a casa, probabilmente per non essere localizzata. Per gli investigatori, la donna voleva raggiungere un viadotto dell’autostrada Messina-Palermo per poi buttarsi giù insieme al piccolo Gioele, ma l’incidente avuto con un furgoncino in una galleria potrebbe aver cambiato i suoi piani. A quel punto Viviana si sarebbe inoltrata nella boscaglia, uccidendo il piccolo Gioele, forse per strangolamento. Avrebbe ricoperto il corpo con pietre e sterpaglie e poi sarebbe andata in cerca di un burrone o un dirupo dove buttarsi. Dopo aver percorso centinaia di metri, si sarebbe accorta del traliccio dell’Enel, ci è salita sopra e si è buttata.
Una pista suffragata da un primo responso dei medici legali e dai periti, così come confermato dal procuratore di Patti che ha dichiarato: “Già ce lo hanno detto quello che è successo. Una pista, una lettura chiara degli avvenimenti già c’è stata data. I periti si sono riservati di fornire gli esiti complessivi tra qualche mese, soprattutto quelli istologici”. Un’ipotesi, però, che non convince i familiari della vittima, certi, così come dichiarato da Daniele Mondello, marito della donna e papà di Gioele, che “Viviana non lo avrebbe mai ucciso”. Dichiarazioni ribadite dall’avvocato della famiglia, Claudio Mondello, il quale ha ipotizzato un’altra versione dei fatti: “Forse, ha perso di vista Gioele ed è salita sul traliccio per provare a rintracciarlo. Ma è caduta, morendo. Mentre il bambino avrebbe fatto un brutto incontro nei boschi, un animale che l’ha aggredito”.
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