Giallo di Caronia, le parole del testimone: “Viviana Parisi abbracciava Gioiele come per proteggerlo. Poi hanno scavalcato il guardrail”
Giallo di Caronia, le parole del testimone: “Viviana Parisi abbracciava Gioiele come per proteggerlo”
“Viviana Parisi abbracciava Gioele come per proteggerlo”: il giallo di Caronia si arricchisce delle parole del testimone che dopo tredici giorni ha deciso di presentarsi al commissariato della sua città per raccontare ciò che aveva visto. “Gioele era vivo, non era ferito, stava in braccio alla madre, in posizione verticale come se volesse proteggerlo. La testa appoggiata sulla sua spalla destra, gli occhi ben aperti” ha raccontato l’uomo secondo quanto svelato dal Corriere della Sera. Il testimone, un imprenditore lombardo che si trovava in Sicilia per le vacanze, lo scorso 3 agosto si trovava sull’autostrada Messina-Palermo dove Viviana Parisi ha urtato un furgone.
Dopo l’incidente, secondo il testimone, l’auto di Viviana Parisi si è fermata in una piazzola di sosta, subito dopo l’uscita della galleria. È lì che l’uomo ha visto la donna insieme al piccolo Gioele. “L’ho seguita con lo sguardo e l’ho vista scavalcare il guardrail e dirigersi verso la montagna, imboccando un sentiero sopra la galleria” ha raccontato l’imprenditore, che poi ha aggiunto: “La donna non correva, camminava con passo veloce, ma non sembrava per niente turbata. Ho cercato di seguirla, ma poi ho desistito perché si era formata una coda per l’incidente e stavano per arrivare i soccorsi”. La testimonianza dell’uomo, dunque, esclude l’ipotesi che il piccolo Gioele possa essere morto nell’incidente.
“La deposizione del teste ci aiuta a mettere un punto fermo alle indagini” ha dichiarato il procuratore Cavallo, il quale ha fatto capire di avere un’idea precisa sul giallo di Caronia. La procura, infatti, continua a non escludere nessuna ipotesi, dalla violenza sessuale finita male all’aggressione da parte di animali selvatici, ma al momento la pista più probabile rimane quella dell’omicidio-suicidio. La donna, secondo la tesi della procura, potrebbe aver raggiunto un costone della montagna, allontanandosi di molto da dove poi è stata trovata morta, per uccidere il figlio. Poi sarebbe tornata indietro e si sarebbe lanciata dal traliccio. “Viviana soffriva di un disagio mentale, che si è accentuato nel periodo del lockdown” – ha dichiarato il procuratore – Viviana era, però anche una donna atletica, grande camminatrice e nonostante la zona sia impervia, potrebbe avere comunque attraversato il bosco senza problemi”.
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