Ponte di Genova, il comitato degli sfollati a TPI: “Siamo basiti, gestione ad Autostrade sconfitta della politica”
“Il primo sentimento è di stupore, siamo rimasti basiti nel verificare che sono passati due anni e nel frattempo nessuno aveva preso una decisione su chi dovesse gestire il ponte. Nessuno vietava, che un anno fa, 14 mesi fa, 16 mesi fa, si decidesse diversamente. C’erano tutti i presupposti perché si revocasse la concessione e si trovasse un nuovo soggetto”.
Fa male la notizia che il nuovo ponte di Genova, costruito a tempi record dopo il crollo del ponte Morandi, sarà gestito ancora dalla società, controllata dalla famiglia Benetton, Autostrade per l’Italia. Franco Ravera, presidente dell’associazione “Quelli del ponte Morandi” ex Comitato sfollati di Genova, commenta a TPI la lettera della De Micheli sull’affidamento del ponte.
“Ricordiamoci che tutta la rete è ancora in capo ad Aspi. Si tratta quindi di una riconsegna del ponte ad Aspi. In alternativa ci saremmo trovati di fronte a una situazione kafkiana per cui sul ponte non si sarebbe potuto transitare, considerando che le due estremità sono di proprietà di un gestore differente”, afferma Ravera.
Il presidente Ravera torna anche sulla questione dei controlli effettuati prima del crollo da parte di Autostrade: “Non è tanto il tema di chi andrà a gestire il ponte, ma dei controlli su chi gestirà il ponte. Questo dovrebbe interessarci tutti. Il 18 luglio 2018, dopo tante insistenze, siamo riusciti ad avere un incontro con Autostrade. In quell’occasione è emerso che i pochi controlli sul ponte, di quei pochi lavori che si svolgevano, erano stati eseguiti da una società terza pagata da Autostrade. Queste situazioni non possono verificarsi e ripetersi: non può esserci un controllore che controlla il controllato. Chiunque abbia in gestione un’infrastruttura deve essere un soggetto terzo che risponda ad altri e che verifichi le sanzioni, tolga concessioni e che sviluppi controlli seri”, prosegue Ravera.
“Il 15 sera del 2018, lì c’era una forza politica maggioritaria in Italia che aveva comunicato che da lì a poco avrebbe risolto la concessione revocandola, un dibattito durato due anni e che ha portato zero. Oggi prendiamo atto che la concessione è ancora in capo ad Autostrade, e che per necessità, per far attivare quel ponte bisogna riconsegnarlo ad Aspi.”, conclude Ravera.
Nel frattempo è arrivata la sentenza della Corte Costituzionale che si è espressa sui sei ricorsi del Tar della Liguria, che aveva sollevato dubbi di costituzionalità sull’articolo 41 della carta per l’esclusione di Aspi dalla ricostruzione del viadotto Morandi. Secondo la Consulta, “l’eccezionale gravità della situazione” ha reso legittima l’esclusione di Autostrade dalla ricostruzione del ponte, crollato il 14 agosto 2018.
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