“Lo Stato italiano ci ha tradito”: il duro sfogo dei genitori di Giulio Regeni
“Lo Stato italiano ci ha traditi”. È il duro sfogo, in una video intervista nel corso di Propaganda Live, trasmissione in onda su La7 e condotta da Diego Bianchi, dei genitori di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso nel gennaio 2016 in Egitto in circostanze ancora tutte da chiarire. Paola e Claudio Regeni sostengono di non potersi dire “traditi dall’Egitto, dopo quattro anni e mezzo di menzogne e depistaggi”, perché “in verità è il fuoco amico che fa male”. “Uno non si aspetta di dover lottare contro il proprio Stato”, hanno detto delusi i genitori di Giulio riferendosi alla vendita di armi da parte dell’Italia all’Egitto, di cui ancora non c’è una conferma ufficiale del governo.
Il “tradimento dello Stato italiano” è avvenuto – ha detto Claudio Regeni – “la prima volta il 17 giugno 2017 quando ha inviato l’ambasciatore al Cairo e ora con la vendita delle fregate”. Per il padre del ricercatore friulano ucciso la vendita delle fregate “è un tradimento per tutti gli italiani. per chi crede nella inviolabilità dei diritti e della giustizia e di chi ci sostiene nella ricerca di verità e giustizia”. “Non intendiamo più farci prendere in giro dall’Egitto – ha proseguito il padre di Regeni – non ci accontenteremo di atti simbolici, il tempo è scaduto. Chiediamo una risposta esaustiva a tutti i punti della rogatoria del 29 aprile 2019, la consegna delle 5 persone iscritte dalla procura italiana il 28 novembre 2018 nel registro degli indagati, tutti ufficiali della National Security. Ci sentiremo traditi finché non avremo ottenuto queste cose”. Anche la madre di Giulio, Paola Regeni, è intervenuta sottolineando che “in questi 4 anni e mezzo c’è stata tanta ipocrisia” e che “la vendita di queste due navi, cui seguirà la vendita di altre armi, è la ciliegina sulla torta di questa ipocrisia”. “Vogliamo una verità che si basa su una verità processuale”, ha aggiunto Paola Regeni, sostenendo che lei e il marito hanno fiducia nella magistratura e negli investigatori italiani, e soprattutto nel presidente della Camera, Roberto Fico. “Oggi ci ha chiamati e ci ha detto che è con noi, è l’unica persona del governo che ha pensato che potevamo anche stare male”.
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