Galli contro il suo ospedale: “Certo dei miei dati, reparti invasi da varianti”
Non si placano le polemiche tra il professore Massimo Galli e l’ospedale Sacco di Milano, dove lui è primario di malattie infettive. Qualche giorno fa il professore aveva lanciato l’allarme sulla diffusione delle nuove varianti: “Io mi ritrovo ad avere il reparto invaso e questo riguarda tutta quanta l’Italia e fa facilmente prevedere che a breve avremo problemi più seri”, aveva detto.
Nemmeno 24 ore dopo era giunta la smentita dell’ospedale che prendeva le distanze dalle parole del primario: “Tali affermazioni al momento attuale non rappresentano la reale situazione epidemiologica all’interno del Presidio”. L’ospedale commentava alcune notizie apparse sulla stampa riguardanti ‘reparti pieni di varianti’ riferite al reparto di degenza di Malattie Infettive dell’ospedale Sacco”. “È stato Massimo Galli, direttore delle Malattie infettive dello stesso ospedale, a dire che dei 20 letti che seguo direttamente almeno uno su tre ormai è occupato da contagiati da una variante”.
“Attualmente – precisava la nota dell’ospedale – le percentuali di varianti identificate (verificate secondo le indicazioni del Ministero della Salute e dall’ISS o su controlli a campione) sono in linea con la media nazionale ed inferiori alla media regionale”. La nota aggiunge anche che finora “presso il Laboratorio di questa ASST è stata identificata esclusivamente la variante UK (cosiddetta “variante inglese”) e che, al momento, nessun sequenziamento ha evidenziato la variante brasiliana o sudafricana”.
Il professor Massimo Galli ha nuovamente risposto alla presunta smentita da parte dell’ospedale. “Io non dirò più una parola. Quello che farò è solamente aspettare 15 giorni, poi vedremo chi ha ragione e chi ha torto”.
Via social ha poi spiegato di essere “certo” dei dati in suo possesso, considerando che i 6 pazienti con la variante inglese sarebbero tutti passati per il suo reparto e allegando tre pubblicazioni sul Sars-Cov-2 prodotte dal laboratorio universitario di ricerca che dirige. “Al Sacco le varianti inglesi sarebbero 6 su 50 casi testati. Bizzarro, se è così sono tutti passati per il mio reparto! Dirigo un laboratorio di ricerca universitario che lavora sulle sequenze di SARS-CoV-2 da gennaio 2020 (allego tre pubblicazioni). Dei miei dati sono certo”, ha scritto il professore.
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