Funivia Stresa Mottarone, i freni bloccati per scelta: “Non volevano perdere i soldi dell’incasso”
La cabina aveva un'anomalia dal 26 aprile, ma i tecnici non erano riusciti a risolverla. Così era stato disattivato l'impianto dei freni, per evitare un blocco manutentivo. Nell'ultimo mese la struttura ha incassato 140mila euro
C’era un’anomalia dei freni che bloccava all’improvviso la cabina numero 3 della funivia Stresa Mottarone e i tecnici non erano riusciti a risolvere il problema. Per evitare di dover intervenire ogni volta con un azione manuale per far ripartire la cabina, è stato deciso di inserire entrambi i forchettoni sui freni d’emergenza: una mossa vietata, che ha impedito alla cabina di frenare la fatale domenica in cui il cavo trainante si è rotto, determinando la morte 14 persone e il ferimento di un bambino di 5 anni che si trova ancora ricoverato in ospedale.
È questo il quadro che è emerso dall’attività degli inquirenti, guidati dalla procuratrice capo di Verbania Olimpia Bossi, e che ha portato ieri ai fermi del gestore Luigi Nerini, del direttore d’esercizio Enrico Perocchio e del caposervizio Gabriele Tadini. Secondo gli inquirenti, tutti loro erano a conoscenza del fatto che i forchettoni, ovvero i divaricatori che impedivano al sistema frenante d’emergenza di scattare, erano stati inseriti. Ora i tre sono accusati di omicidio colposo plurimo, lesioni gravissime e di aver rimosso “sistemi finalizzati a prevenire infortuni e disastri”, un reato con pene fino a 10 anni.
È stato Tadini, il caposervizio delle funivie che domenica mattina ha messo in funzione l’impianto senza rimuovere i forchettoni, a dire di aver informato sia il gestore sia il direttore, come riporta oggi un articolo di Repubblica. Una circostanza che Perocchio, consulente esterno per la funivia e dipendente della Leitner che nell’impianto di Stresa ha in carico la manutenzione straordinaria e ordinaria, nega tramite il suo legale, escludendo “di aver autorizzato l’uso dei forchettoni e di essere a conoscenza di questa pratica suicida“.
Nerini per ora non ha commentato pubblicamente, ma ad Andrea Lazzarini, l’editore che gestisce il sito della funivia, che lo ha sentito lunedì mattina, secondo il Corriere della Sera ha detto: “Se sapevo che c’era qualcosa di pericoloso non avrei mai rischiato la vita dei miei figli”. La mattina del disastro, infatti, sia Federico che Stefano Nerini, che lavorano nell’azienda paterna, sono saliti in vetta. “Avrebbero potuto esserci loro”, ha detto Nerini a Lazzarini.
Entrambi i dispositivi, in ogni caso, sono stati in ogni caso ritrovati sul luogo del disastro. Erano stati dipinti di rosso, proprio affinché fosse impossibile dimenticarli inseriti, segno che si era coscienti della pericolosità legata al loro utilizzo. Non era la prima volta che i forchettoni venivano inseriti consapevolmente: secondo la procura sarebbe accaduto più volte da quando l’impianto aveva riaperto dopo il lockdown, a partire dal 26 aprile. “Certamente domenica non è stato il primo giorno e questo è stato ammesso”, fanno sapere gli inquirenti. Lo scopo era evitare il blocco dell’impianto, che avrebbe comportato la rinuncia ai cospicui incassi: la struttura ha incassato 140mila euro nell’ultimo mese.
Per il momento Nerini, Perocchio e Tadini hanno trascorso la prima notte in carcere, domani e sabato si svolgeranno gli interrogatori di garanzia per la convalida del fermo. Ma le indagini proseguono: “Valuteremo altre posizioni”, spiega la procuratrice. Forse altri sapevano dell’anomalia e della tecnica usata per aggirare il problema. Inoltre, sarà necessario capire perché la fune trainante si è spezzata, l’altra causa che – insieme alla mancata attivazione dei freni – ha determinato la strage di Mottarone.
Leggi anche: 1. Incidente Stresa, parla il passeggero che ha rinunciato a salire: “Avevo fatto il biglietto. Ho cambiato idea” /2. Le testimonianze: “Scesa dalla funivia prima della tragedia”; “Un boato pazzesco” /3. Tragedia sulla funivia Stresa-Mottarone, cosa sappiamo sulle cause dell’incidente /4. Funivia Mottarone, il drammatico racconto del primo soccorritore: “C’era un giovane che respirava ancora e sotto di lui un bambino con gli occhi chiusi” /5. Funivia Stresa-Mottarone, parla la zia di Eitan, il bambino sopravvissuto: “Siamo qui per lui: ha 5 anni, e ha perso genitori e fratellino”