Americano bendato in caserma, parla il carabiniere che ha scattato la foto: “Ecco perché l’ho fatto”
La versione del militare che ha scattato la foto è contenuta in una memoria difensiva consegnata ai pm di Roma
Americano bendato in caserma, parla il carabiniere che ha scattato la foto: “Ecco perché l’ho fatto”
La foto in cui compare bendato e con le mani legate in caserma Chistian Gabriel Natale Hjorth, l’americano arrestato – insieme a Elder Finnegan Lee – per l’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, non doveva essere pubblicata, ma era riservata a una chat WhatsApp di soli carabinieri.
È la versione del militare che ha scattato la foto, contenuta in una memoria difensiva consegnata oggi ai pm di Roma dall’avvocato Andrea Falcetta, che chiede l’interrogatorio del suo assistito.
Il carabiniere è indagato per rivelazione di segreto d’ufficio. A diffondere la foto sarebbe stato un altro militare, che ne sarebbe venuto in possesso pur non appartenendo al gruppo di WhatsApp.
Il militare che ha scattato la foto è un maresciallo della Compagnia carabinieri Roma centro, amico di Rega. Nella memoria racconta i retroscena dietro quello scatto, finito sulle prime pagine dei giornali.
Il maresciallo sottolinea di aver appreso dell’omicidio intorno alle 5.40 del 27 luglio dalla telefonata di un collega.
Ha partecipato poi alle ricerche dei responsabili, su ordine del proprio comandante di Compagnia.
Il militare spiega che “a caldo” si era diffusa la falsa notizia che gli aggressori fossero due magrebini, pregiudicati per droga.
Nei minuti successivi, dunque, “centinaia di messaggi e di foto di pregiudicati” vennero scambiate in un gruppo WhatsApp composto da 18 carabinieri di varie regioni italiane, tutti con incarichi operativi.
Lo scopo, sostiene il maresciallo, era fornire gli identikit di spacciatori, scambiando dati sensibili riguardanti i possibili sospettati e aggiornarsi reciprocamente sugli sviluppi delle indagini.
Non appena i due giovani statunitensi furono arrestati, la notizia fu subito condivisa sulla chat. Lo stesso maresciallo li condusse, insieme ad altri militari, nella caserma di via In Selci: in questo frangente racconta di aver riportato anche delle ferite al volto perché colpito dalle testate di Hjorth.
Il giovane, secondo la ricostruzione del maresciallo, avrebbe continuato a dare testate anche in caserma e quindi venne bendato – da un altro carabiniere – condotta che sarebbe stata approvata dai due ufficiali presenti, secondo cui si sarebbe trattato di un legittimo e proporzionato utilizzo di “strumenti di contenimento” per evitare che Hjorth facesse male agli altri e a se stesso.
A quel punto il maresciallo scattò la foto per la quale è indagato, e la condivise nella chat (“sapendola riservata unicamente a Carabinieri”), sia per “rassicurare tutti” che i due erano stati arrestati, sia per “far notare che l’informazione inizialmente fornita dal partner di Mario (sulla nazionalità degli aggressori – ndr) era totalmente inesatta”.
Riguardo all’interrogatorio di Hjorth, il maresciallo scrive che “come chiaramente affermato dal procuratore generale Giovanni Salvi, si svolse con ogni garanzia di legge”.
Il giovane nel frattempo si era calmato e “già da tempo era stato liberato dalla benda”.
La foto, invece, sostiene il maresciallo, è stata “inopinatamente consegnata alla stampa da altro Carabiniere, quasi certamente non partecipante alla chat, che sarebbe già stato individuato dai vertici dell’Arma”.