Il flash mob degli infermieri dell’ospedale Niguarda di Milano: le 10 richieste al Governo
Il flash mob degli infermieri dell’ospedale Niguarda di Milano del 9 giugno
Nella mattinata di ieri, martedì 9 giugno 2200, oltre 150 infermieri hanno occupato il piazzale davanti all’ospedale Niguarda di Milano, per un flash mob annunciato nei giorni scorsi dal sindacato autonomo Nursing Up Lombardia, con l’obiettivo di chiedere assunzioni, dignità, contratto e retribuzioni adeguate per una professione che ha dimostrato tutta la sua essenzialità nel corso dell’emergenza Coronavirus. La manifestazione è stata accompagnata da slogan incentrati principalmente sul riconoscimento della professionalità di infermieri e personale sanitario, ma particolare rilevanza nel corso della mattinata ha avuto il momento in cui sono state lette le 10 richieste che il sindacato intende sottoporre al Governo.
“Beati quei popoli – ha dichiarato Angelo Macchia, responsabile Lombardia del sindacato autonomo Nursing Up – che non hanno bisogno di eroi, diceva qualcuno, e noi lo ripetiamo con forza. L’Italia deve dotarsi di un sistema sanitario all’altezza e per farlo non può prescindere dal riconoscimento della dignità e professionalità di infermieri e personale sanitario. La manifestazione è stata un successo di partecipazione e attenzione, anche da parte dei media. Ma non ci fermiamo qui. Ieri stesso abbiamo mandato via pec i 10 punti della nostra piattaforma al Prefetto e abbiamo chiesto un incontro: vogliamo essere ascoltati per porre le basi per la discussione del rinnovo contratto, che chiediamo sia posto al di fuori del comparto sanitario”.
Nel corso del flash mob c’è stato anche un minuto di raccoglimento per tutte le vittime del Covid-19 nel nostro Paese. Spazio anche ai racconti di quanto accaduto in questi mesi negli ospedali lombardi, della fatica fisica e psicologica nell’affrontare la pandemia, dei numerosi decessi e degli effetti che il Coronavirus ha avuto sulla salute di tutto il personale sanitario. È emersa tra gli infermieri presenti anche la preoccupazione per i prossimi mesi, sia per il timore di una nuova ondata pandemica, sia per lo smaltimento di tutti quegli esami e interventi che sono stati rimandati o sospesi. Tutto questo con un organico che, secondo quanto denuncia il sindacato, in Lombardia è sottodimensionato di almeno 5mila unità e che quindi farebbe fatica a rispondere a una nuova situazione di emergenza.
Le 10 richieste al Governo
Queste le richieste che il sindacato degli infermieri ha presentato al Governo:
- Un’area contrattuale infermieristica che riconosca peculiarità, competenza e indispensabilità ormai evidenti di una categoria che rappresenta oltre il 41% delle forze del Servizio sanitario nazionale e oltre il 61% degli organici delle professioni sanitarie. Analogamente accada per le professioni sanitarie ostetrica e tecniche.
- Risorse economiche sufficienti per garantire una indennità infermieristica che, al pari di quella già riconosciuta per altre professioni sanitarie della dirigenza, sia parte del trattamento economico fondamentale, non una “una tantum” e riconosca e valorizzi sul piano economico le profonde differenze rispetto alle altre professioni, sempre esistite, ma rese evidenti proprio da Covid-19.
- Risorse economiche per il contratto della sanità finalizzate e sufficienti per conferire un’indennità specifica e dignitosa per tutti i professionisti che assistono pazienti con un rischio infettivo.
- Riconoscimento della malattia professionale e correlato meccanismo di indennizzo in caso di infezione con o senza esiti temporanei o permanenti.
- Immediato adeguamento delle dotazioni organiche del personale operante nella generalità dei presidi ospedalieri e sul territorio. Aggiornamento altrettanto immediato della programmazione degli accessi universitari, perché gli infermieri attuali non bastano, ne mancano 53mila ma gli Atenei puntano ogni anno al ribasso.
- Aggiornamento della normativa sull’accesso alla direzione delle aziende di servizi alla persona, dove l’emergenza ha dimostrato che non è possibile prescindere da una competenza sanitaria di tipo assistenziale a garanzia degli ospiti.
- Superare, per gli infermieri pubblici e per gli altri professionisti non medici, il vincolo di esclusività, concretizzando un’intramoenia che consenta di prestare attività professionale a favore di strutture sociosanitarie (RSA, case di riposo, case di cura e strutture residenziali, riabilitative, …), anche per far fronte alla gravissima carenza di personale infermieristico di tali realtà.
- Tutte le richieste ed innovazioni sopra riportate, dovranno essere considerate tra i requisiti richiesti per procedere con l’accreditamento e l’autorizzazione delle strutture private.
- Direttive e risorse finalizzate a sostenere l’aggiornamento professionale dei professionisti del comparto, riduzione del debito orario settimanale degli stessi (orario di servizio) pari ad almeno 4 ore settimanali, da utilizzare per le attività di aggiornamento, come già avviene per i medici.
- Direttive e nuove risorse finalizzate all’immediato e stabile riconoscimento degli infermieri specialisti e gli esperti in applicazione della Legge 43/06, e per la valorizzazione economico giuridica della funzione di coordinamento, valorizzazione delle competenze cliniche e gestionali degli interessati.
1. Mancata zona rossa ad Alzano e Nembro: la procura interrogherà Conte, Lamorgese e Speranza / 2. Fontana sostituisce il direttore generale della sanità lombarda. E anche Gallera ora rischia il posto / 3. Il focolaio del San Raffaele Pisana di Roma si allarga e arriva a Rieti: 8 nuovi contagi a Montopoli di Sabina, salgono a 63 i positivi
4. Mancata zona rossa, partono le denunce dei familiari delle vittime. L’avvocato a TPI: “Chiediamo giustizia” / 5. L’infermiere campione di basket che ha trasformato la sua Rsa in un Covid Hospital: “Così ho salvato 50 anziani dalla pandemia” / 6. Il 15 giugno riaprono discoteche, cinema e teatri: ecco le linee guida decise dalle Regioni