“Filippo non voleva uccidere Giulia”: la difesa valuta l’ipotesi di omicidio preterintenzionale
“Giulia doveva essere solo mia, non poteva essere di nessuno”. Questo il folle movente fornito ai pm che lo hanno interrogato per ore da Filippo Turetta, che ha confessato di aver ucciso la sua ex fidanzata. Il ragazzo non accettava la fine della loro relazione. Dai risultati dell’autopsia si può datare l’ora della morte di Giulia tra le le 23.40 e le 23.50 dell’11 novembre.
Turetta avrebbe colpito Giulia Cecchettin con una coltellata sotto all’orecchio sinistro, che ha raggiunto l’arteria basilare, tra il collo e la testa, senza lasciarle scampo. La ragazza è deceduta per shock emorragico. “Mi è scattato qualcosa in testa”, ha raccontato Turetta al pm parlando anche di blackout. La vittima pare avrebbe provato a difendersi in ogni modo.
Intanto, gli avvocati del giovane, che si trova nel carcere di Verona, puntano a un gesto improvviso, non premeditato. In alcuni momenti il 21enne avrebbe detto che non era sua intenzione uccidere Giulia ma solo trattenerla in auto. Turetta ha cioè riconosciuto davanti al pm di aver “fatto una cosa terribile”, ma è su quanto fosse stata effettiva la volontarietà del suo gesto che la difesa potrebbe puntare nel corso del processo, provando a dimostrare, come riporta Il Messaggero, che si sia trattato di un omicidio preterintenzionale, che sarebbe punito dai 10 ai 18 anni di carcere e non con l’ergastolo.