Filippo Facci viola la quarantena e sfida Giuseppe Conte: “Sono evaso, vengano a prendermi”
Filippo Facci, giornalista di “Libero”, ha deciso di interrompere il lockdown e andare in montagna. L’annuncio è stato dato sul quotidiano in un editoriale in cui rivendica la sua scelta di libertà.
“Ieri è stato il mio primo giorno di annunciata ‘evasione’. Era mattina molto presto, avevo guanti e mascherina (non ho il coronavirus, ne sono certo) e in auto sono passato a prendere la mia colf come ho fatto quasi tutti i giorni, perché dei mezzi pubblici non c’ è da fidarsi. Guanti a mascherina anche lei, poltrona posteriore. Due volte a settimana sono sempre e regolarmente andato a prendere e riportare anche i miei figli piccoli, che non vivono con me. Credo di aver sempre rispettato tutte le regole. Ho portato a casa la colf e poi sono andato con una mia amica in un vicino cash&carry a fare un po’ di spesa: non c’ è mai fila e quindi basta entrare distanziati di qualche metro, per poi ritrovarsi ‘in più di un esponente per famiglia’. Poi fuori, e dopo lo scarico-spesa ecco la partenza per gli stracazzi miei, violando ogni regola e però, secondo me, nessuna”.
E così il giornalista si è incamminato verso le vette del Resegone. “Io rispetto le regole, soprattutto se il non farlo rischiasse di danneggiare altri; quindi continuerò a mettere guanti e mascherine e rispetterò le distanze come tutti i cittadini devono fare, e come dovranno fare per molto tempo. Ma non mi farò mettere una «app» sul telefono da questo governo di cialtroni incapaci, governo che è responsabile – lui sì – dell’ inanità politica e dei ritardi che hanno portato a migliaia di morti nel nostro Paese. Figuratevi se allo stesso modo mi farò spiare da un drone: vivo in Occidente, imperniato sui diritti del singolo individuo: i governi imperniati sul diritti della collettività mi pare abbiano un altro nome”.
Facci ha affrontato l’escursione senza Gps e senza la minima intenzione di chiamare il Soccorso Alpino in caso di difficoltà: “Non mi farò (più) limitare le libertà personali da un governo sempre in ritardo su tutto, inetto con le sue burocrazie, le sue gare Consip, i suoi clientelismi, incapace di fare un decreto anziché tremila, incapace di fermare treni di untori, incapace di fare delle zone rosse vere là dove servono, salvo incolpare altri di non averle fatte (come se le regioni disponessero dell’ Esercito) e insomma, non mi farò ingabbiare in aeternum da chi giochicchia con la Costituzione e non ne è neppure degno, e permette, per dire, a milioni di cani di passeggiare coi loro padroni ma poi non lascia che un uomo possa restare in auto mezz’ora in più per poter camminare e scalare in solitudine una montagna”.
E infine l’attacco a Conte: “Io esco. Continuerò a farlo. Per tre ragioni: perché mi piace la montagna, perché ho studiato e perché preferisco che a requisirmi la libertà piuttosto sia un carabiniere, non Giuseppe Conte. Vengano a prendermi. Sono qui”.
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