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Home » Cronaca

Fase 2, ecco le prime regole: forti limitazioni ai giovani e alla mobilità

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Coronavirus, Fase 2: le prime regole per ripartire in Italia

Spostamenti limitati per chi ha più di 70 anni e meno di 18, medici sentinella e ripartenza scaglionata regione per regione. L’Italia è pronta, o quasi, alla fase 2, quella del rilancio post emergenza Coronavirus e chiusura totale. Il Governo con l’aiuto di esperti sta stilando le regole base da mettere in pratica per tornare alla vita “normale” con il minor rischio possibile.

Le nuove regole per la riapertura delle attività produttive dal 4 maggio e per i movimenti dei cittadini saranno discusse dalla cabina di regia che dovrebbe riunirsi domani. Il premier Giuseppe Conte, prima di firmare un nuovo Dpcm, vuole discutere con le parti sociali, le Regioni e gli enti locali e valutare la relazione della commissione presieduta da Vittorio Colao. La linea del governo è procedere con estrema cautela, anche perché l’emergenza non è ancora finita. Intanto, dopo il 25 aprile potrebbe arrivare il via libera per numerose aziende dei settori: tessile, moda, fabbricazione di autoveicoli, mobili, articoli in pelle, tabacco, estrazione di minerali metalliferi e alcuni cantieri.

Divieto di assembramento e regole per giovani e anziani

Nella “fase 2” dell’epidemia da coronavirus resterà in vigore il divieto di assembramento e gli incontri, anche se con poche persone, dovranno essere comunque segnati dal distanziamento. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, oltre alle misure di protezione per gli anziani che hanno patologie, si impedirà ai giovani di riunirsi nei locali o di stazionare all’aperto in gruppo.

La limitazione per chi ha oltre 70 anni scatterà in caso di patologie e rientrerà in un piano più ampio soprattutto per chi ha bisogno di essere assistito. Per i giovani ci saranno – invece – divieti stringenti: non sarà possibile stazionare all’aperto e al chiuso in più di due, massimo tre e sempre tenendo la distanza di sicurezza.

“Abbiamo notato che i ragazzi sono i più restii ad indossare le mascherine, ma è evidente che in alcune circostanze dovremo renderle obbligatorie, altrimenti per loro sarà impossibile uscire visto che molti sono asintomatici e quindi possono veicolare il virus”, le parole del viceministro della Salute Pierpaolo Sileri. Anche di questo, ovviamente, si parlerà lunedì.

Regioni scaglionate

La ripartenza non potrà essere unica per tutta Italia. Le riaperture, ormai è evidente, saranno scaglionate regione per regione. Diverse regioni (Lombardia e Veneto in primis) spingono per tornare alla normalità quanto prima, ma sarà il Governo al grido di “basta protagonismi, la partita si vince solo con il gioco di squadra” a concedere le autorizzazioni. Intanto tra domani e dopodomani partirà la cabina di regia proposta dal segretario del Pd Nicola Zingaretti. Ne fanno parte il presidente della Lombardia Fontana, il presidente della Sicilia Musumeci in rappresentanza delle Regioni a statuto speciale, Bonaccini come presidente della conferenza delle Regioni e poi i sindaci Pella, Raggi e Decaro (Anci).

Fase 2 in Italia, le regole: medici sentinella

Tutte le aziende che riapriranno, così come i negozi, durante la fase 2 dovranno seguire un protocollo molto stretto: pulizia (due volte al giorno), dispositivi (dispenser per il disinfettante, mascherine e guanti), ingressi limitati e distanziamento di almeno un metro. Ma non finisce qui: le aziende – secondo quanto riportato oggi dal Corriere della Sera – dovranno mettere a punto un vero e proprio programma sulla presenza dei dipendenti con turni alternati e soprattutto favorire lo smart working, almeno fino a quando l’indice di contagio R0 non sia prossimo allo zero. Infine dovranno avere sempre un medico di riferimento: per le aziende più grandi dovrà essere interno, gli altri dovranno fare riferimento alle Asl. I dottori dovranno effettuare la valutazione di rischio di ogni lavoratore ed essere a disposizione di dipendenti e società in caso di necessità. Per chi manifesterà i sintomi da Covid dovrà scattare il protocollo della messa in quarantena e l’effettuazione del tampone. Lo stesso medico dovrà poi compilare le certificazioni dei dipendenti che riprendono l’attività. Insomma, massimo controllo dipendente per dipendente.

Leggi anche:

1. Il caso: a Torino ci sono centinaia di potenziali malati Covid di cui non si ha traccia / 2. Come funzioneranno i test sierologici per l’immunità / 3. Milano ha perso: così la città è stata travolta dall’onda lunga del virus (di Selvaggia Lucarelli)

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