Facebook rimuoverà tutti i contenuti che negano l’Olocausto
Facebook aggiornerà le sue politiche sull’incitamento all’odio e vieterà tutti i contenuti che puntano a negare o travisare l’Olocausto. Ad annunciarlo è stato il gigante dei social media, a lungo criticato per non aver fatto abbastanza per depotenziare i negazionisti dell’Olocausto e altri gruppi di odio.
“Se le persone cercano l’Olocausto su Facebook inizieremo a indirizzarli a fonti autorevoli per ottenere informazioni accurate”, ha sottolineato Mark Zuckerberg. Il fondatore di Facebook ammette: “Sono stato combattuto tra la libertà di espressione e il danno causato dal minimizzare o negare l’orrore dell’Olocausto”, ma spiega di aver preso questa decisione dopo aver visto i dati che mostrano un aumento della violenza antisemita.
“La nostra decisione è dettata dall’aumento ben documentato dell’antisemitismo a livello globale e dall’allarmante livello di ignoranza sull’Olocausto, soprattutto tra i giovani”, ha detto una dichiarazione il vice presidente della politica sui contenuti di Facebook, Monika Bickert, che ha citato un sondaggio secondo cui quasi un quarto dei giovani adulti negli Stati Uniti sostiene che l’Olocausto sia un mito o comunque un’esagerazione.
La società aveva precedentemente bandito oltre 250 gruppi di suprematisti bianchi, rimosso 22,5 milioni di discorsi d’odio nel secondo trimestre dell’anno e vietato gli stereotipi antisemiti. Bickert ha comunque sottolineato che il cambiamento richiederà tempo. “L’applicazione di queste politiche non può avvenire dall’oggi al domani. Esiste una serie di contenuti che possono violare queste norme e ci vorrà del tempo per addestrare i nostri revisori e configurare i sistemi sull’applicazione”.
La revisione delle politiche aziendali di Facebook sui negazionisti dell’Olocausto arriva a meno di un mese dalle elezioni presidenziali Usa, e dopo che i social network erano stati accusati di non aver fatto abbastanza per limitare le interferenze straniere nelle elezioni del 2016 che hanno portato alla vittoria di Donald Trump.
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