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“Sono stata zitta finora per non interferire sulla Festa del Cinema. Ora mi difendo”: parla Fabia Bettini

Immagine di copertina
Credit: Ansa

“Lascia stare….. Il festival è suo. Tu e le altre donnicciole non contate nulla vinceremo noi. Doveva cacciarvi quando poteva. Sporca comunista”: a TPI Fabia Bettini, direttrice artistica di Alice nella città, rivela di aver ricevuto due lettere anonime di minacce negli ultimi mesi

C’è un momento oltre il quale bisognerebbe cercare di fermarsi, per non cadere nel ridicolo. L’odio genera solo altro odio in un’escalation di illazioni che hanno il solo risultato di ribaltare la verità facendo risultare i carnefici come vittime.

Quali erano i rapporti tra Alice nella città e l’ex direttore della Festa del cinema?
In questi 7 anni ci sono stati momenti di dibattito e di confronto tra Alice e l’ex direttore della Festa, lo sanno tutti i distributori e gli addetti ai lavori, non è un segreto. Avevamo una visione diversa della programmazione e della formula della Festa concentrata più sui film in anteprima, la loro qualità, la loro visione piuttosto che sui volti e sulle conversazioni.

Inoltre, ci aveva diradato via via negli anni, gli spazi per le proiezioni rivolte ai ragazzi e ci ha impedito di allestire la tensostruttura nei pressi dell’auditorium per ridurre la visibilità e l’impatto della nostra programmazione. Dunque, una convivenza complessa ma nulla che potesse portare a ricostruzioni fantasiose e a tutta questa violenza verbale.

A cosa si riferisce?
Questo clima può aver persino influito su menti esaltate che hanno prodotto episodi vergognosi. Ho infatti ricevuto due lettere anonime di minacce con ritagli di giornale che ho immediatamente denunciato alle autorità competenti. “Lascia stare….. Il festival è suo. Tu e le altre donnicciole non contate nulla vinceremo noi. Doveva cacciarvi quando poteva. Sporca comunista”.

Quando vi sono state recapitate?
È iniziato tutto dai primi di febbraio. Per il rispetto che ho di tutti i professionisti coinvolti in questa vicenda e delle indagini in corso ho preferito tacere. Purtroppo, non ho visto lo stesso senso di responsabilità da parte degli altri soggetti in campo. Non sono spaventata di queste lettere perché confido nella polizia di stato che spero davvero potrà trovare gli autori materiali di questi reati.

Mi dispiace semmai di più la svalutazione della questione femminile e l’essere stata attaccata da alcuni giornali che amano descrivermi solo come “sorella di” senza mai entrare nel merito del mio lavoro, del mio curriculum e dei risultati ottenuti in tanti anni o le illazioni su presunte concessioni mirabolanti che in realtà non prevedono alcun compenso ma solo una convenzione tecnica legata all’uso degli spazi (come avviene in molti festival) che viene rinnovata dal 2012.

Ne parlo oggi affinché da adesso in poi sia possibile andare avanti e tornare a parlare di Cinema. Ne ha bisogno il cinema, ne ha bisogno Roma e anche i tanti artisti e attori che in questi giorni sono stati chiamati in causa, sulla base probabilmente di chissà quale narrazione distorta. Molti di loro sono gli stessi che dal 2006 al 2015 hanno partecipato alle edizioni della Festa del cinema assieme che sono venuti qui ad incontrare il pubblico o a presentare i loro film, proiettati in prima mondiale e internazionale, come: Sean Connery, Tom Cruise, Martin Scorsese , Nicole Kidman, Sean Penn, Leonardo DiCaprio, Harrison Ford, Francis Ford Coppola, Robert de Niro, Colin Farrell, Colin Firth, Meryl Streep, Robert Pattinson Kristen Stewart, Jake Gyllenhaal, Peter Bogdanovich, Reese Whitnerspoon, Amy Adams e tanti altri che volendo, sarebbe facile verificare.

Cosa si augura per la nuova edizione?
Mi auguro che grazie alla competenza e allo stile di Gian Luca Farinelli e Paola Malanga ci sia spazio di parlare del futuro anziché del passato e di aprire un nuovo capitolo. Su una cosa sono d’accordo con il titolo di La Repubblica la vicenda è squallida.

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