Esplosione della cascina ad Alessandria, il proprietario viene fermato e confessa: indagata anche la moglie
Dietro la tragedia ci sarebbe una tentata frode all'assicurazione. L'uomo è accusato di omicidio volontario plurimo, disastro e lesioni
Esplosione della cascina ad Alessandria, fermato il proprietario
È stato fermato un uomo nel corso dell’indagine sull’esplosione della cascina ad Alessandria, che ha causato la morte di tre vigili del fuoco. Si tratta di Giovanni Vincenti, il proprietario della cascina, che nella notte è stato ascoltato per ore dagli inquirenti e ha confessato. Ad annunciarlo il procuratore di Alessandria, Enrico Cieri, in una conferenza stampa convocata stamattina presso il Comando provinciale dell’Arma dei Carabinieri.
L’uomo ha ammesso la sua responsabilità, negando però l’intenzione di volere uccidere. Dietro il gesto c’è una tentata frode all’assicurazione. Anche la moglie di Vincenti è indagata a piede libero nell’inchiesta che ha portato all’arresto del marito.
Giovanni Vincenti e la moglie erano “fortemente indebitati”, ha detto in conferenza stampa il procuratore. “Lo scorso agosto”, rivela il magistrato, “l’assicurazione dell’edificio era stata estesa al fatto doloso. Il premio massimale era di un milione e mezzo di euro”.
Alla base della tragedia ci sarebbe anche un errore legato alla programmazione del timer, collegato alle bombole del gas. “Il timer era stato settato all’1.30 ma accidentalmente c’era anche un settaggio alla mezzanotte. Questo ha portato alla prima modesta esplosione che, ahimè, ha allertato i vigili del fuoco”, ha ricostruito Cieri. L’esplosione quindi doveva essere una sola, ma questo errore è stato fatale per i vigili del fuoco.
Ai giornalisti, che gli chiedevano se nell’esplosione della cascina, sia coinvolto anche Stefano Vincenti, figlio del proprietario, il comandante provinciale dei carabinieri di Alessandria, colonnello Michele Angelo Lorusso, ha risposto: “No comment”.
Il magistrato ha spiegato che Giovanni Vincenti poteva evitare la morte dei tre vigili del fuoco: “La notte della tragedia Vincenti è stato informato da un carabiniere che il primo incendio era quasi domato”, spiega il magistrato. “Vincenti non ha detto che all’interno della casa c’erano altre cinque bombole che continuavano a far fuoriuscire gas. Era intorno all’1, ci sarebbe stata mezz’ora di tempo per evitare la tragedia”.
Il proprietario della cascina ha detto di non averlo comunicato ai carabinieri perché “sconvolto per un gesto andato al di là delle intenzioni”. Nel corso dell’interrogatorio, ha ribadito più volte che “non voleva uccidere”. Nei suoi confronti resta però l’accusa di omicidio volontario plurimo, oltre a quelle di disastro e lesioni.
Giovanni Vincenti ha confessato di fronte al ritrovamento del manuale di istruzione del timer utilizzato per innescare le bombole di gas: “Il foglietto di utilizzo del timer era sul comò in camera da letto. È stato questo elemento a indurlo alla confessione”, ha detto il procuratore.
La confessione dell’uomo è stata ritenuta dal magistrato “precisa, esaustiva” e “riscontra le evidenze oggettive acquisite in precedenza”.
Ma le indagini proseguono: “l’intenzione dell’attività investigativa è arrivare a un quadro pieno di elementi circostanziati e conferme. Un lavoro che è stato e continua ad essere fatto bene”, ha aggiunto Cieri.
Il proprietario della cascina interrogato per ore nella notte
Il proprietario della cascina era stato ascoltato per ore a partire da ieri sera. “Ho assistito all’interrogatorio, non posso dire nulla”, aveva dichiarato l’avvocata dell’uomo, Laura Mazzolini, lasciando gli uffici dell’Arma in piazza Vittorio Veneto. “Penso che tra poco avrete delle dichiarazioni ufficiali”, aveva aggiunto.
Il fermo è stato eseguito dal Comando provinciale di Alessandria, agli ordini del colonnello Michele Angelo Lorusso.
L’esplosione, avvenuta in una cascina di Quargnento, in provincia di Alessandria, ha causato la morte di tre vigili del fuoco, il ferimento di altri due e di un carabiniere.
La deflagrazione, avvenuta intorno alle ore 2, si è verificata in una porzione disabitata di una cascina, in via San Francesco. Il corpo di uno dei tre vigili del fuoco morti è stato trovato dopo diverse ore.
A perdere la vita nell’esplosione della cascina sono stati Matteo Gastaldo di 46 anni, Marco Triches di 38 e Antonio Candido di 32 anni. Gastaldo e Triches sono originari di Alessandria, mentre Candido era di Reggio Calabria.
Gli inquirenti hanno da subito seguito la pista del dolo. “Stiamo esaminando i reperti che abbiamo trovato, stiamo scavando tra le macerie e abbiamo trovato un timer e una bombola di gas che è stata sequestrata e tutto questo ci fa pensare che l’esplosione sia stata voluta e deliberatamente determinata”, aveva detto il procuratore capo di Alessandria dopo il sopralluogo presso la cascina.
L’indagine si è mossa su due filoni principali. Il primo riguarda quello della possibile vendita della cascina abbandonata che era stata messa all’asta per 750 mila euro senza trovare acquirenti. Il proprietario avrebbe problemi economici. Un altro filone di indagine riguarda il risarcimento assicurativo. Sul caso era stato aperto un fascicolo per crollo e omicidio plurimo.