Barcellona Pozzo di Gotto, la ditta Costa aveva già subito un’altra esplosione
Alla fine degli anni Novanta lo stesso casolare in contrada Femminamorta era esploso, per fortuna senza vittime. Nel frattempo, si indaga per omicidio plurimo e violazioni di sicurezza.
Barcellona Pozzo di Gotto, ditta Costa aveva già subito un’altra esplosione
A Femminamorta, la contrada di Barcellona Pozzo di Gotto – in provincia di Messina – dove ieri pomeriggio, intorno alle 16:30, c’è stata una violenta e mortale esplosione all’interno della fabbrica di fuochi d’artificio “Vito Costa e figli”, proseguono ancora stamattina i soccorsi dei Vigili del fuoco. Il bilancio della tragedia è gravissimo.
Cinque i morti accertati: Venera Mazzeo, la moglie 71enne del titolare Vito Costa, e quattro operai che stavano facendo dei lavori di ristrutturazione nel locale. Si tratta di Vito Mazzeo, 23 anni, Giovanni Testaverde, 34 anni e originario di Merì, Fortunato Porcino, 31 anni, e Moahmed Taeher Mannai, tunisino di 39 anni. Tre, invece, i feriti: i due figli dei proprietari, Antonio e Bartolomeo Costa, ricoverati con gravi ustioni, e Antonino Bagnato, che invece sembra stare un po’ meglio. Si teme però per l’ultimo disperso, non ancora ritrovato tra le macerie del casolare.
Esplosione Barcellona Pozzo di Gotto, era già successo in passato
Mentre proseguono i lavori di messa in sicurezza della struttura, dove si trovano ancora alcuni fuochi pirotecnici inesplosi, la Procura di Barcellona Pozzo di Gotto ha aperto un’indagine per omicidio plurimo e violazioni di sicurezza. Nelle prossime ore la magistratura avvierà i primi accertamenti per ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto.
Si sa, tuttavia, che questa non è la prima volta che un incidente del genere riguarda la ditta “Vito Costa e figli”. Già alla fine degli anni Novanta, nello stesso casolare in contrada Femminamorta, c’era stata un’esplosione causata dallo scoppio involontario del materiale esplosivo prodotto dall’azienda. In quell’occasione, per fortuna, non c’era stata alcuna vittima.
Le indagini
Adesso, le attenzioni degli investigatori sono tutte per i lavori di ristrutturazione che erano in corso all’interno del casolare. La prima ipotesi, al momento la più accreditata, parla di una scintilla che, dopo essere partita da una saldatrice che gli operai stavano utilizzando sui cancelli in ferro, ha raggiunto la polvere pirica all’interno della struttura, provocando la prima delle due esplosioni. Subito dopo, a causa dell’onda d’urto, sono stati danneggiati altri casolari appartenenti sempre alla ditta Costa, portando alla seconda esplosione.
“Sono saltati per aria – ha dichiarato stamattina il sostituto procuratore Emanuele Crescenti – tre casotti, tutti in cemento armato, mentre altri due sono seriamente danneggiati. I casotti erano staccati tra loro di una decina di metri, dunque vi lascio immaginare la violenza devastante dell’esplosione”.
“Faremo tutti i controlli per accertare le responsabilità eventuali su questa vicenda – ha continuato Crescenti – soprattutto sul rispetto delle misure di sicurezza nell’esecuzione dei lavori di manutenzione, paradossalmente richiesti dalla Prefettura per garantire i parametri di tutela dei lavoratori”.
I lavori infatti si erano resi necessari in seguito a un controllo dell’ispettorato, che nei giorni scorsi aveva chiesto la ristrutturazione dei locali, affidata poi alla ditta Bagnato. Ieri, poi, la tragedia. Con un boato che è stato sentito a chilometri di distanza, facendo pensare in un primo momento a un terremoto.
Oggi il riconoscimento delle salme
In mattinata, mentre proseguono i soccorsi e la messa in sicurezza della struttura, i familiari delle vittime saranno chiamati al riconoscimento delle salme. Il primo, doloroso passo per mettersi alle spalle una tragedia che ha sconvolto l’intera città di Barcellona Pozzo di Gotto.
L’amministrazione comunale ha annunciato il lutto cittadino.