Esclusivo TPI – Ecco il piano di Stefano Delle Chiaie per destabilizzare l’Italia
All'inizio degli anni Novanta, il leader di Avanguardia Nazionale incontrava i boss di Cosa Nostra e, come anticipato da Report, era a Capaci prima della strage che uccise Giovanni Falcone. Ma il terrorista nero soprannominato "Er Caccola" aveva anche tanti rapporti politici. Nel 1991, ad esempio, cercò di amalgamare destra eversiva e ortodossa anche attraverso il Fronte della Gioventù. Come emerge da due documenti inediti dei servizi segreti
Entrare nella roccaforte di Stefano Delle Chiaie, in via Marco Dino Rossi, a Torre spaccata, ha il potere di proiettarci in un film bianco e nero. Non sono le foto sulle pareti, che puoi osservare ancora oggi in qualche sezione di nostalgici. In fondo l’immagine di Benito Mussolini la trovi anche chez Ignazio La Russa, il neo eletto presidente del Senato. Nostalgie a tinte fosche. Sono altri i dettagli che colpiscono, che ci catapultano indietro nel tempo girando tra le stanze della sede a due piani di Avanguardia nazionale per trent’anni gentilmente offerta dal Comune di Roma.
È un biglietto da visita un po’ ingiallito, abbandonato sopra carte sparse su una scrivania: Publicondor, via Elvia Recina 29, Roma. Era il nome di un’agenzia di stampa attiva trent’anni fa, specializzata, si leggeva nei primi numeri, in notizie sull’America Latina. E in fondo il fondatore ed editore Stefano Delle Chiaie quel continente lo conosceva bene.
Publicondor era anche una delle tante sigle utilizzate dal leader indiscusso di Avanguardia Nazionale quando, dopo la sua scarcerazione alla fine del 1989, si impegna come non mai per rimettere in piedi un progetto “nazional rivoluzionario”. In quel periodo poteva contare, oltre alla piccola agenzia di stampa, su una società di import ed export gestita insieme al suo avvocato Stefano Menicacci, su una pizzeria a Tor Vergata, e inoltre Delle Chiaie aveva creato anche una sorta di circolo riservato, Il Punto, nome utilizzato per le iniziative politiche a Roma. Una vera e propria rete, attorno alla quale ruotavano contatti, affari riservati e alleanze sotterranee.
Un covo scelto con cura
L’ufficio di Via Elvia Recina lo aveva scelto probabilmente con cura. Non c’era dettaglio che sfuggisse alla maniacale ossessione per l’organizzazione del leader nero. La sua era una figura quasi mitologica fino a qualche anno prima, quando operava in America Latina al servizio delle peggiori dittature. Riuscì a rimanere latitante per 17 anni, scappando alle operazioni organizzate dall’intelligence italiana per catturarlo, grazie a complicità ancora oggi in buona parte oscure.
Quasi due decenni di fuga e, nel contempo, di attività sotto copertura nel campo della guerra psicologica (così lui stesso ha ammesso) per i militari del piano Condor, richiedeva un’agenda con tanti numeri di telefono fidati e approccio militare alla vita quotidiana. Il suo ufficio romano, che apre nel 1990, era a ridosso di una sorta di fortino della destra neofascista, una delle sedi storiche dell’MSI della capitale, piazza Tuscolo.
Nei bar tra l’appartamento occupato da Delle Chiaie – un riservato ufficio di rappresentanza con la copertura dell’agenzia Publicondor – e la sezione missina si poteva prendere il caffè insieme. Il link tra Delle Chiaie e il partito all’epoca guidato da Pino Rauti andava però al di là della vicinanza fisica.
Assalto al Movimento Sociale
Al XVI Congresso di Rimini del Movimento sociale italiano Pino Rauti, il fondatore di Ordine Nuovo, conquistò la segreteria del partito. Fu una parentesi che durò un anno, con una svolta radicale del MSI. Per molti anni Delle Chiaie e Rauti erano state due figure guida dell’area neofascista italiana, a capo delle due principali organizzazioni eversive, sciolte per decreto negli anni ’70. Nel 1962 Stefano Delle Chiaie aveva abbandonato Ordine Nuovo, fondando Avanguardia nazionale. Una radice comune, che a partire dal 1990 sembra rivitalizzarsi.
Già nel 1990 – attraverso la neo costituita associazione Il Punto – Delle Chiaie e Adriano Tilgher, il suo braccio destro politico, coltivano con cura i rapporti con il Movimento sociale. Nel giugno di quell’anno a Roma viene organizzato un convegno con la presenza di moltissimi esponenti del partito fondato da Giorgio Almirante e una quota significativa di militanti del Fronte della Gioventù. A guidare il gruppo giovanile del MSI dal 1988 c’era un giovanissimo Gianni Alemanno, legato da sempre alla corrente rautiana del partito.
Per Delle Chiaie è l’uomo giusto per tentare di stringere un’alleanza strategica. A raccontare nei dettagli quei momenti sono alcune note del SISDE depositate nel processo Italicus bis (indagine sulle stragi sul treno Italucus del 1974 e nella stazione di Bologna del 1980), che descrivono l’intensa attività del fondatore di Avanguardia Nazionale dal 1989 fino alla fine del 1991.
Il 27 febbraio 1991 gli agenti dell’intelligence interna riferiscono dei rapporti che si erano creati tra il Movimento Politico, l’organizzazione estremista di Maurizio Boccacci, uno dei militanti più fedeli di Stefano Delle Chiaie a Roma: «Proseguono i tentativi di Stefano Delle Chiaie – si legge nell’appunto – di amalgamare le varie arre della destra radicale e giovanile, al fine di creare le basi per il rilancio di un’ipotesi nazional-rivoluzionaria. In tale contesto si inquadra un recente incontro tra Maurizio Boccacci, leader del Movimento Politico e fedele all’ex capo di Avanguardia Nazionale, ed una delegazione del Fronte della Gioventù guidata da Gianni Alemanno».
Quella riunione non andò come sperava Boccacci. Le sue tesi vennero “respinte” per gli eccessivi «toni estremisti ed in qualche modo eversivi (inneggianti ai NAR)» del Movimento Politico. La stessa nota aggiunge, però, che «in un successivo colloquio riservato Alemanno, dichiarandosi non molto distante dalle posizioni del Boccacci, lo avrebbe rassicurato circa un suo tentativo di coinvolgimento del F.d.G».
L’incontro con Gianni Alemanno
Nonostante le posizioni “eversive” di Boccacci, i rapporti tra il Fronte della Gioventù e il nucleo di Avanguardia nazionale – pronto a riprendere l’iniziativa politica – non si interrompono. Il 6 marzo del 1991 in un ristorante romano si incontrano direttamente Stefano Delle Chiaie e Gianni Alemanno, secondo le informazioni riportate in un’altra nota depositata negli atti del processo Italicus bis. Il vertice riproponeva, secondo il SISDE, la possibile alleanza: «Il colloquio (…) si è soffermato sulla progettualità di Delle Chiaie, orientata ad un ritorno effettivo sulla scena politica».
Da quel colloquio emerge la doppia strategia del leader di Avanguardia nazionale, discussa con l’allora segretario del Fronte della Gioventù. La prima ipotesi «è rappresentata dallo stesso partito (l’MSI, ndr) di cui si dovrebbero vincere le resistenze, oltre che con l’opera sotterranea da tempo iniziata da Adriano Tilgher in diverse sezioni, anche con l’aiuto di Alemanno sollecitato ad incentivare l’adesione di ambienti giovanili al circolo culturale Il Punto».
Se questo piano dovesse fallire, era pronta una «seconda alternativa (…) quella di inserirsi definitivamente nella Lega sud, all’interno della quale godrebbe di notevole prestigio», annota l’agenzia di sicurezza interna. Una prospettiva che l’interlocutore di Delle Chiaie avrebbe apprezzato: «Commentando l’incontro, Gianni Alemanno ha esternato giudizi più che positivi sul pensiero politico generale di Delle Chiaie – si legge nella nota – (…) e non ha escluso la possibilità di ulteriori contatti».
Gianni Alemanno, contattato da TPI, ha preferito non commentare quegli incontri con il fondatore di Avanguardia nazionale: «Si tratta di episodi marginali privi di ogni rilievo politico», ha risposto con un messaggio alla richiesta di replica.
Il progetto “leghista”
Il progetto di adesione alla Lega sud, e più in generale al movimento delle Leghe meridionali che si sviluppò all’inizio degli anni ’90, Delle Chiaie lo aveva già in cantiere quando si incontrò con Alemanno. Nell’inchiesta “Sistemi criminali” della Procura di Palermo – terminata con una richiesta di archiviazione nel marzo del 2001 – viene riportata un’informativa della Direzione investigativa antimafia su un incontro dell’associazione Il Punto del 6 giugno 1990.
In quel momento il gruppo erede di Avanguardia nazionale aveva già avviato contatti con i fondatori della Lega sud, legati ad ambienti massonici e definita dal collaboratore Leonardo Messina «al servizio di Cosa nostra».
Ad avere rapporti con l’opaco nuovo partito costituito a Reggio Calabria nel 1990 era una fetta importante della destra romana, presente in forze al convegno organizzato dall’associazione di Delle Chiaie: «Intervennero soggetti quali Adriano Tilgher (esponente di Avanguardia Nazionale), l’avvocato Giuseppe Pisauro (legale di Stefano Delle Chiaie), Tommaso Staiti Di Cuddia, i fratelli Andrini Stefano e Germano (militanti dell’organizzazione di estrema destra “Movimento Politico Occidentale” di Boccacci Maurizio, molto legato a Stefano Delle Chiaie) ed esponenti degli Skinheads romani, tra cui Mario Mambro (fratello di Mambro Francesca ed esponente del “Movimento Politico Occidentale”)», si legge nella richiesta di archiviazione dell’indagine palermitana.
“Er caccola” e Cosa nostra
L’indagine “Sistemi criminali” – pur terminando con una archiviazione – ha ricostruito lo snodo politico del movimento delle Leghe autonomiste del Sud, partite – secondo la testimonianza del collaboratore Tullio Cannella – con il movimento “Sicilia libera”, voluto dal boss di Cosa Nostra, Leoluca Bagarella.
Era la risposta della mafia al momento di crisi politica dell’Italia, che stava iniziando ad attraversare il guado verso la seconda Repubblica, con la classe politica travolta da Tangentopoli. Altre indagini stanno oggi rafforzando quella che era l’ipotesi dell’inchiesta “Sistema criminali”: in questo snodo tra pezzi di Cosa Nostra, massoneria, servizi segreti ed altri poteri si sarebbe inserito Delle Chiaie (soprannominato “Er caccola”, ndr) con il suo progetto “nazional popolare”.
Report ha raccontato dei presunti rapporti risalenti al 1992/1993 del capo di Avanguardia nazionale con esponenti della Mafia siciliana. Il collaboratore di giustizia Luigi Sparacio ha fornito prima alla DDA di Messina e successivamente a quella di Firenze alcuni dettagli di incontri che sostiene di aver avuto a Roma nel 1993 proprio con Delle Chiaie.
I riscontri realizzati dalla DIA negli anni ’90 dopo le sue prime dichiarazioni sembrerebbero confermare i contatti: dal cellulare del collaboratore, all’epoca esponente della Cosa nostra messinese, sarebbero partite diverse telefonate verso Delle Chiaie ed altre persone legate al mondo della destra della capitale. Sparacio era stato ritenuto poco attendibile dalla Procura di Firenze che indagava sulle stragi del 1993, ma diversi elementi riletti a distanza di tempo sembrano tornare.
A trent’anni da quello snodo chiave della storia repubblicana rimane da chiarire fino in fondo il ruolo avuto da Stefano Delle Chiaie e, più in generale, dalla destra radicale ufficialmente posta fuori dal MSI, ma che – come abbiamo visto – manteneva stretti rapporti con il partito. Pochi dubbi ci sono sul ruolo di Cosa nostra su quell’epoca di stragi e veleni. La domanda che attende una risposta è se accanto ai boss vi fosse una oscura Cosa nera, con progetti mai chiariti.