“Per un errore dell’Inps potrei non vedere mai la pensione”: l’incredibile storia di Ornella
“Per un errore dell’Inps potrei non vedere mai la pensione”: storia di Ornella
Cottarelli, Fornero, Tridico, Boeri, ha scritto proprio a tutti Ornella, 58 anni, oltre 40 di lavoro e una pensione che sembra davvero non arrivare più. Eppure, da Cottarelli a Boeri, tutti hanno espresso solidarietà e messaggi di vicinanza per l’incredibile storia che sta vivendo questa donna di Milano. La vita lavorativa di Ornella inizia presto, a soli 15 anni, quando si iscrive a un corso professionalizzante per segretaria d’azienda. Da quel momento, grazie alla sua caparbietà e impegno, Ornella fa carriera e diventa anche quadro dirigenziale per una multinazionale americana. A un certo punto però la donna, vittima di mobbing, decide di lasciare il lavoro per giusta causa e fa un accordo con l’azienda. Da quel momento in poi, inizia il calvario.
“Lasciai il mio lavoro facendo un accordo in sede protetta, con l’accordo sottoscritto mi recai al patronato per richiedere la disoccupazione. Il patronato, sulla base dell’accordo che avevo scritto in sede sindacale, inviò la domanda affinché ottenessi un anno di disoccupazione. L’Inps, una volta ricevuta la domanda, mi richiese ulteriore documentazione che io non avevo. Rimandai esattamente gli stessi documenti che avevo inviato, ossia l’accordo, e la disoccupazione mi venne concessa. Da quel momento, con i soldi frutto dell’accordo con l’azienda, feci i versamenti volontari all’Inps: come disoccupata precoce e 41 anni di contributi potevo fare richiesta per la pensione. Cominciai nell’immediato, ossia il giorno in cui si interruppe la disoccupazione, e iniziai a pagare i contributi volontari”.
Passano settimane e mesi e Ornella non riceve alcun tipo di segnalazione o comunicazione. Giunge così il momento di presentare domanda di pensione. “Per essere precoce disoccupato devi farti riconoscere il beneficio, ossia devono attestare che ti spetti. Feci la domanda all’Inps a gennaio 2019, a maggio mi risposero che non potevo andare in pensione perché non avevo usufruito di un ammortizzatore sociale. Ma mi avevano dato già un anno di disoccupazione!”, racconta Ornella sconcertata.
Prima di fare la domanda di pensione, Ornella aveva anche richiesto l’Ecocert. Questo documento non è altro che il riepilogo, registrato negli archivi dell’Inps, di tutti i dati riguardanti la posizione assicurativa del contribuente, nel quale sono contenuti tutti i contributi legati alla sua storia lavorativa.
Nulla da fare: la domanda di pensionamento viene respinta perché, secondo l’Inps, Ornella non aveva percepito neanche un ammortizzatore sociale. “Andai a controllare sul sito dell’Inps, avevano cancellato d’ufficio la contribuzione di un anno, senza mandarmi nessuna comunicazione. Presi appuntamento con l’Inps, parlai con il direttore della sede e ribadii che la disoccupazione mi era già stata data. Il direttore mi disse che se volevo potevo ricorrere contro l’indebito. Feci notare che non avevo ricevuto nessuna documentazione sull’indebito. E il direttore si mosse per farmelo arrivare in giornata”.
Con l’Ecocert, l’Inps certificava a Ornella che tutto era regolare, per poi accorgersi, con sei anni di ritardo, che quell’anno di disoccupazione non le spettava e che avrebbe dovuto pagare altri contribuiti.
Il paradosso che sta vivendo, Ornella lo riassume così: “Devo restituire 13mila euro di disoccupazione, quello che è peggio è che mi manca l’anno di contribuzione figurativa. L’unico anno di 41. O devo tornare a lavorare, o versare contribuiti da oggi in poi. Questo mi costringe ad andare in pensione almeno con un anno di ritardo. Devo rendere 13mila euro, non posso andare in pensione, non posso pagare i contributi di 6 anni fa, decado anche dal beneficio di essere precoce disoccupato che mi dava diritto ad andare in pensione con 41 anni, e adesso ci devo andare con l’anticipata, ossia 41 e 10 mesi, ma con la beffa di ripartire da 40”, spiega Ornella.
“Alla fine ci metto tre anni per andare in pensione, anche se ho ragione. Intanto sto continuando a pagare i contributi e a me sta venendo l’esaurimento. Le istituzioni non ti possono ammazzare, se la pubblica amministrazione sbaglia, doveva accorgersene prima. Questo è inaccettabile. Mi ha telefonato Cottarelli, mi ha risposto Boeri, ma non c’è stato un politico che abbia risposto e io ho scritto a tutti. Per onestà, solo una persona dei 5 stelle, mi ha risposto dopo tre mesi. Dicendomi “mi interesserò”. Ma non ho più sentito nessuno. È un anno che sono in ballo, ho già pagato l’avvocato, è un anno che aspetto di vedere sistemate le cose. Per poter pagare l’anno di contributi mancante, deve essere il tribunale a stabilirlo e nel frattempo tutto questo mi espone a nuove riforme che potrebbero nuovamente allungare i tempi per il pensionamento. L’udienza, fissata per il 19 marzo, è stata poi rimandata al 2 luglio. Quindi, quando andrò in pensione? A 80 anni?”.
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