Cronaca
Emilia Romagna, l’odissea dei medici privati che non riescono a fare la terza dose di vaccino anti-Covid
“Vorrei prenotare la terza dose del vaccino anticovid, sono un medico libero professionista”. Un momento di silenzio. “Mi dispiace ma per il momento non possiamo fissarle un appuntamento. Non abbiamo avuto disposizioni per i medici del settore privato”.
In Italia, e in particolare in Emilia Romagna ci sono persone, operatori sanitari, che aspettano da oltre un mese di fare il richiamo del vaccino contro il Covid-19 e non riescono a farlo. Sono medici che ogni giorno incontrano pazienti, anche fragili, e la cui protezione contro il virus è diminuita essendo trascorsi oltre sei mesi da quando hanno ricevuto le prime dosi. Sono chirurghi, specialisti, odontoiatri.
Nella prima fase della pandemia questi professionisti hanno sempre lavorato e hanno messo a rischio la propria salute coadiuvando spesso l’attività dei colleghi del settore pubblico che con i reparti pieni di malati Covid non riuscivano ad assistere tutti.
Quando nel gennaio del 2021 è iniziata la campagna di vaccinazione i medici e le persone più fragili sono stati i primi a ricevere il vaccino, ma non tutti. I professionisti del settore privato furono inizialmente esclusi. Erano mesi di emergenza e disorganizzazione. Il dottor Paolo Mezzana si fece promotore delle istanze di questa categoria e raccolse le loro richieste attraverso un gruppo Facebook che oggi conta circa 4mila iscritti. Seguirono richieste e proteste che portarono al risultato sperato, il riconoscimento dei rischi che questi medici corrono e l’importante ruolo che ricoprono. Riuscirono a essere vaccinati nei primi mesi dell’anno.
A settembre del 2021 il problema, che ormai sembrava risolto, si è però riproposto. Il 27 dicembre il ministero della Salute ha dato il via alla somministrazione delle dosi “booster”, cioè il richiamo della vaccinazione dopo sei mesi. Il richiamo si è reso necessario a causa della diminuzione dell’immunizzazione con il passare dei mesi.
La circolare ministeriale del 27 settembre dava la priorità a specifiche categorie: immunodepressi, over 80, ospiti e personale delle Residenze sanitarie assistite e operatori sanitari (con precedenza agli over 60 anni e successivamente gli altri). Nessuna distinzione tra operatori del settore pubblico e liberi professionisti. Nei fatti, in alcune zone d’Italia, la distinzione c’è stata e c’è ancora.
L’onere dell’organizzazione della campagna di richiamo spetta alle Regioni in virtù dell’autonomia che queste hanno in tema di sanità. Nonostante l’emergenza covid abbia dimostrato la necessità di uniformare le direttive sanitarie sul territorio nazionale, e malgrado abbia fatto appello a questo uniformità anche il commissario straordinario Figliulo, ogni regione si è mossa in modo autonomo. Le regioni più virtuose e organizzate procedono speditamente, le altre vanno a rilento determinando insicurezza e discriminazioni.
Un caso è l’Emilia Romana, ma arrivano segnalazioni anche da Puglia e Calabria. “Io voglio denunciare la completa disorganizzazione dell’Emilia Romagna”, dice il dottor Paolo Mezzana. “Nella nostra Regione si viaggia a più velocità. Mentre nella Romagna i medici liberi professionisti sono riusciti subito a prenotare e sottoporsi alla terza dose di vaccino, in Emilia questo è impossibile. Aspettiamo da fine settembre, intanto incontriamo i pazienti e mettiamo a rischio la nostra e loro vita. Le risposte che riceviamo sono inammissibili”.
Abbiamo chiamato la Asl e l’Ordine dei medici di Reggio Emilia e Bologna per chiedere chiarimenti ma non abbiamo ricevuto risposta. Il telefono squilla a vuoto a tutte le ore da una settimana. In questi giorni solo una volta qualcuno ha alzato la cornetta: “Qui non c’è nessuno che possa darle informazioni. Posso chiedere a un responsabile. Se vorrà risponderle la richiamerà”. Non ha richiamato nessuno. Telefonando presso uno degli hub vaccinali dell’Emilia la risposta è: “Non abbiamo disposizioni riguardo i medici privati”. Peccato però che le indicazioni, invece, ci siano.
Dal 27 settembre tutti gli operatori sanitari d’Italia, con precedenza agli over 60, hanno diritto a ricevere la dose “booster”. In Emilia i medici privati over 60 non sono riusciti a riceverla. Il due novembre la regione ha aperto la campagna di richiamo a tutta la popolazione sopra i 60 anni, ma non ha previsto una corsia preferenziale per i medici del settore privato più giovani. Per il dott Mezzana questa politica non è in linea con le disposizioni ministeriali e dimostra in pieno i danni che il “federalismo sanitario” produce in termini di organizzazione, uguaglianza e sicurezza.