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“Eitan rapito dal nonno”: il bambino di 6 anni, unico sopravvissuto alla strage della funivia del Mottarone, è in Israele

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Eitan Moshe Biran è l’unico sopravvissuto alla tragedia della funivia Stresa-Mottarone. Il piccolo era nella cabina precipitata domenica 23 maggio. Nell’incidente sono morte 14 persone, tra queste il suo fratellino Tom Biran (2 anni), i suoi genitori Amit Biran e Tal Peleg, rispettivamente 30 e 26 anni (entrambi nati in Israele e residenti a Pavia), e i suoi bisnonni Barbara Cohen Konisky, 71 anni, e Itshak Cohen, 81 anni.

Eitan era da mesi al centro di una guerra familiare per la custodia legale ed era affidato alla zia paterna che vive a Pavia e che ha la sua tutela dopo la morte dei genitori. La procura di Pavia ha aperto un fascicolo per sequestro di persona. Il presidente della comunità ebraica di Milano: "Un'altra tragedia che si aggiunge alla tragedia"

Eitan Biran, il bambino israeliano di 6 anni che è stato l’unico sopravvissuto alla tragedia della funivia del Mottarone del 23 maggio scorso (ha perso la mamma, il papà ed il fratellino), sarebbe stato rapito dal nonno materno e portato in Israele. Il bimbo era da mesi al centro di una guerra familiare per la custodia legale, era affidato a Aya Biran Nirko, zia paterna (sorella del papà di Eitan) che vive a Pavia e che ha ottenuto la sua tutela dopo la morte dei genitori.

“Eitan doveva rientrare a casa alle 18,30”
Nella serata di ieri, sabato 11 settembre, Eitan era uscito con i familiari della sua mamma, ma il bambino non sarebbe più stato riportato a casa della zia all’orario stabilito. L’avvocato Cristina Pagni, civilista che assiste la zia di Eitan, ieri all’Agi ha dichiarato: “Eitan non è tornato a casa, avrebbe dovuto essere a casa per le 18.30 – orario delle visite autorizzate dal giudice per il nonno e per gli altri parenti – e invece a quell’ora non è rientrato”, ha spiegato la legale. “Questo bambino non è stato accompagnato a casa dal nonno all’orario previsto”, ha concluso ieri nell’intervista l’avvocato.

“La zia è molto preoccupata”
“Siamo sconvolti e increduli che siano arrivati a tanto”, ha detto all’Ansa l’avvocato Armando Sibari che, con Cristina Pagni e Massimo Saba, assiste la signora Biran, mentre il capo della comunità ebraica di Milano, Milo Hasbani, “conferma” che il piccolo “è arrivato in Israele”.

La ricostruzione del presunto rapimento
Eitan – secondo la ricostruzione della tv israeliana Kan – avrebbe lasciato la casa a Pavia con il nonno nella mattina di sabato 11 settembre. La zia, non vedendolo rientrare, ha ripetutamente tentato di contattare l’uomo fin quando non ha ricevuto un suo messaggio nel quale si informava – è la ricostruzione dell’emittente – che “Eitan è tornato a casa” in Israele. La stessa fonte ha poi aggiunto che Aya Biran-Nirko ha anche successivamente ricevuto un messaggio dall’avvocato di Shmulik Peleg, il nonno materno, nel quale si confermava che Eitan era arrivato in Israele.

Il viaggio dall’Italia, sempre secondo l’emittente, è stato reso possibile dal fatto che il nonno “continuava ad avere il passaporto israeliano del bambino, in contrasto con quanto disposto da un giudice italiano“. La donna ha quindi presentato una denuncia alla polizia italiana affermando che “il bambino è stato rapito dal nonno“, racconta la tv israeliana. Secondo fonti dell’Agi, la procura di Pavia ha aperto un fascicolo per sequestro di persona.

Una vicenda dai contorni tutti da chiarire anche in Israele dove il ministero degli Esteri ha fatto sapere che “sta verificando la fondatezza delle informazioni”. Da mesi il piccolo è al centro di una contesa tra la zia materna che vive nello Stato ebraico e quella paterna, a Pavia. Già lo scorso agosto la zia materna Gali Peri in una intervista aveva rivendicato l’affidamento del bimbo sostenendo che Eitan si trovata in Italia “in una famiglia che non lo conosceva, che in precedenza non era stata a lui vicina in alcun modo” e subito dopo aveva aggiunto che il “piccolo era in ostaggio” e sarebbe dovuto tornare in Israele.

Gali ed il marito Ron Peri avevano anche annunciato di aver dato istruzione al loro legale, Ronen Dlayahu, di richiedere l’adozione del bambino, affinché crescesse in Israele “così come avrebbe voluto sua madre”. “La nomina della dottoressa Biran Nirko a tutrice di Eitan – avevano sottolineato all’epoca i legali della zia paterna in Italia – è stata disposta e confermata dai giudici tutelari competenti”.

Dopo la tragedia della funivia del Mottarone, Eitan – che ha perso la mamma, il papà ed il fratellino – è stato affidato in prima istanza alla zia paterna Aya dal tribunale dei minori di Torino. Una volta dimesso dall’ospedale è stato accolto nella sua casa a Travacò, in provincia di Pavia. Ed è stato disposto che la famiglia materna potesse vedere il bambino due volte alla settimana, per due ore e mezzo ciascuna. Fino ad oggi, quando al termine di una di quelle visite programmate, non è stato riportato a casa.

Il presidente della comunità ebraica di Milano: “Un’altra tragedia che si aggiunge alla tragedia”
Eitan avrebbe iniziato la scuola come qualsiasi altro bambino di 6 anni accompagnato dalla zia paterna che l’aveva in custodia invece non sarà così, un’altra tragedia che si aggiunge alla tragedia“. Lo dice all’Agi Milo Hasbani, presidente della Comunità ebraica di Milano.

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