Dpcm, spostamenti tra Regioni e nuovo governo: ecco cosa può succedere dal 15 febbraio
In questa delicata fase di transizione che l’Italia sta attraversando, il governo Conte è in carica soltanto per gli “affari correnti”, ma c’è una data cruciale che si avvicina: quella del 15 febbraio, quando scadrà l’ultimo Dpcm. Sarà quello l’ultimo giorno del divieto di “ogni spostamento tra Regioni o Province autonome diverse, con eccezione di quelli motivati da comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute”. Senza un decreto dal 16 non ci sarà più alcuna restrizione. Se il presidente Draghi dopo aver sciolto la riserva, presentato la squadra, giurato al Quirinale e incassato la fiducia decidesse di prorogare il divieto di spostamento, servirebbe un decreto legge. Sembra però scontato che il nuovo presidente del Consiglio non vada in Parlamento prima del 16 febbraio. Ci sono dunque due opzioni che probabilmente ricadranno fin da subito su Draghi: varare comunque un nuovo provvedimento prima del voto parlamentare oppure far semplicemente decadere il precedente.
Per il momento il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia è stato tra i pochi a essersi esposti pubblicamente. “Sarà il nuovo governo – ha detto – a fare una valutazione, e, sulla base del quadro epidemiologico, sulla mobilità tra le Regioni nelle diverse fasce e in particolar modo in fascia gialla, anche perché eventuali misure limitative necessitano di un apposito decreto legge”. Anche perché sul tema del nuovo Dpcm si è aperto un vero e proprio fronte durante le consultazioni, con diversi esponenti leghisti che hanno giurato – una volta usciti dal faccia a faccia con Mario Draghi – che il premier in pectore non userà più quello strumento.
La scelta più plausibile sembra quella di prorogare i divieti del Dpcm, visto che i contagi sono in ripresa, le varianti stanno cominciando a diffondersi a macchia di leopardo ed è scattata l’introduzione (a partire da oggi) delle cosiddette microzone rosse.
Il 5 marzo scadono molti altri divieti, tra cui quello del coprifuoco tra le 22 e le 5 e la chiusura alle 18 dei ristoranti (in zona gialla). Entro quella data il governo dovrà decidere se confermarli o eliminarli. Molto dipenderà da chi entrerà a far parte della squadra di Draghi. Il Cts ha precisato di non aver mai dato un via libera alla riapertura dei ristoranti la sera. Ma le pressioni dei governatori aumentano. Per quanto riguarda palestre e piscine, il Comitato tecnico scientifico sta esaminando un protocollo che dovrebbe consentire almeno la partenza delle lezioni individuali. Per cinema e teatri, invece, la situazione è più fluida e un’eventuale riapertura il 6 marzo è in fase di valutazione.
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