Dopo la Delta, spaventa la variante Epsilon: “Più resistente ad anticorpi dei vaccini mRna”
Science: la variante Epsilon è più resistente agli anticorpi dei vaccini di Pfizer e Moderna
Una variante del nuovo coronavirus rilevata per la prima volta all’inizio di quest’anno in California, ha maggiori probabilità di eludere gli anticorpi generati dai vaccini a Rna messaggero (mRna) come quelli di Pfizer e Moderna. Lo afferma uno studio pubblicato su Science, secondo cui la variante B.1.427/B.1.429, nota come variante epsilon, presenta tre mutazioni della proteina spike tramite cui il virus entra nelle cellule, che la rendono resistente agli anticorpi generati dai vaccini a mRna e anche da precedenti infezioni.
L’analisi coordinata dal biochimico Matthew McCallum, dell’Università di Washington a Seattle, si basa sull’analisi del plasma prelevato da 15 persone vaccinate con due dosi di Moderna, da 33 vaccinate con due dosi di Pfizer-BioNtech e da 9 che avevano avuto l’infezione da SarsCoV2.
La variante, identificata in 44 paesi, era stata classificata come una “Variant of Concern” dalle autorità sanitarie statunitensi, prima di essere declassata a Variant of Interest. Anche l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) non classifica la variante tra quelle che destano più preoccupazione e che al momento sono la variante Alfa, rilevata per la prima volta nel Regno Unito lo scorso settembre, la Beta, identificata in Sudafrica, la Gamma, identificata in Brasile e la Delta, identificata in India.
In Europa sono stati rilevati casi della variante Epsilon in Danimarca (37 casi), Germania (10), Irlanda e Francia (7), Olanda e Spagna (5), Svizzera (4), Norvegia (3), Svezia, Finlandia e Italia (2), Belgio (1).
Nelle ultime settimane ha destato preoccupazione la diffusione della variante Delta, destinata a diventare dominante nei prossimi mesi. Oltre a essere del 60 percento più efficace nel trasmettersi rispetto alla variante Alfa (identificata per la prima volta in Inghilterra), la variante presenta un rischio 2,2 volte superiore di portare all’ospedalizzazione.