Mantova: Pamela, 28enne incinta, guarisce grazie al plasma superimmune: è il primo caso al mondo
Pamela, 28enne di Mantova e futura mamma, è riuscita a guarire dal Coronavirus grazie alla plasmaterapia. La notizia è stata diffusa dall’ospedale lombardo dove era in cura. Pamela è stata ricoverata lo scorso 9 aprile al nosocomio mantovano; nel giro di 24 ore il suo quadro clinico si era aggravato a tal punto da essere trasferita nel reparto di Pneumologia. “Il plasma mi ha fatto rinascere”, ha commentato la paziente rientrata finalmente a casa.
Pamela è stata sottoposta al trattamento di infusione di sangue contenente plasma iperimmune prelevato da soggetti guariti dal Coronavirus. Grazie a due sacche del plasma, la donna incinta della seconda figlia ha sconfitto il Coronavirus. Secondo l’Asst mantovana non risultano al mondo altri casi di donne in gravidanza colpite da Covid-19 trattate e guarite con l’infusione dell’emocomponente.
“Ero molto abbattuta, ma ho trovato professionisti straordinari, sempre al mio fianco. La bimba che nascerà si chiamerà Beatrice Vittoria. Perché abbiamo vinto questa battaglia”, racconta Pamela. La donna, dimessa martedì, se n’è andata dall’ospedale in compagnia del marito ringraziando ed emozionando tutto il personale che l’ha assistita. La cura del plasma convalescente ricco di anticorpi, prelevato da pazienti guariti dal Coronavirus, continua la sua corsa incoraggiante. I malati trattati a Mantova nell’ambito del protocollo siglato con il Policlinico San Matteo di Pavia sono stati fino ad ora 24, mentre sono 50 le sacche dell’emocomponente infuse.
Cos’è e come funziona la plasmaterapia
La plasmaterapia si fonda sull’iniezione di plasma nei pazienti. Il plasma è un componente del sangue, costituito al 92 per cento da acqua, la restante parte sono proteine e sali minerali. La separazione del plasma dal sangue avviene attraverso un separatore cellulare. Il prelievo di sangue si esegue nei pazienti che hanno contratto il Coronavirus e che sono, poi, guariti. Questo tipo di trattamento non è nuovo nell’ambito medico. Fu già sperimentato per la Sars del 2003, per la pandemia influenzale H1N1 del 2009, per la Mers del 2012 e per l’Ebola.
I pazienti, in seguito alla guarigione sviluppano anticorpi, che risiedono proprio nel plasma. Una volta guariti dal Coronavirus, i volontari per la donazione del sangue devono effettuare il test due volte in 24 ore ed entrambe le volte deve risultare negativo. Prima di procedere alla trasfusione nel paziente affetto da Coronavirus, il campione di plasma del donatore viene esaminato per verificare che contenga anticorpi (detti neutralizzanti). In laboratorio valutano anche la quantità di anticorpi presenti nel plasma. Tali considerazioni servono a capire se gli anticorpi siano in grado di annientare il virus. I primi due volontari per la donazione di plasma sono stati due medici del nord Italia, che hanno contratto il virus all’inizio della pandemia e sono poi guariti.
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