Livorno, donna avvelenata con un caffè letale e poi chiusa in sacco a pelo: arrestata la nuora
L'ex funzionaria della regione Toscana Simonetta Gaggioli trovata morta ad agosto 2019 su una strada in provincia di Livorno, è stata uccisa dalla nuora con un cocktail di farmaci versati nel caffè
Livorno, donna avvelenata con un caffè letale: arrestata la nuora
Una donna di 76 anni, Simonetta Gaggioli, ex funzionaria della regione Toscana, il 9 agosto 2019 fu trovata morta sul ciglio di una strada, avvolta in una coperta dentro un sacco, sulla strada Vecchia Aurelia nella zona di Riotorto tra Venturina e Piombino, in provincia di Livorno.
Dopo mesi di indagini è emersa la verità: a uccidere la donna è stata la nuora che l’ha avvelenata con un mix letale di medicine.
Secondo i carabinieri di Livorno e di Piombino, Adriana Pereira Gomes, questo il nome della donna fermata, avrebbe assassinato la suocera con un cocktail di farmaci, tra questi il Duotens, versati nel caffè della vittima.
Adriana Pereira era già indagata assieme al figlio di Simonetta Gaggioli, Filippo Andreani, disoccupato. I due erano accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere.
Vivevano tutti, assieme anche ai nipoti, nello stesso piccolo appartamento di Riotorto, 60 metri quadrati, ma la convivenza era difficile e le liti frequenti.
L’ha uccisa mettendole nel caffè dieci volte le dosi consentite di un farmaco per la pressione e mescolandolo a dosi massicce di un ansiolitico, questo almeno secondo l’accusa. Il giorno dopo sarebbe anche andata a riscuotere la pensione della suocera.
Adriana, 32 anni, voleva tornare in Brasile e questo aveva ulteriormente peggiorato il clima familiare: la suocera si opponeva perché era preoccupata soprattutto per i nipoti e per la vita sregolata che i due giovani genitori conducevano.
Il cadavere, in avanzato stato di decomposizione di Simonetta Gaggioli era stato rinvenuto casualmente la mattina dello scorso 3 agosto da un passante. La donna era scomparsa da qualche giorno.
Per gli inquirenti, sulla scorta degli esiti dell’esame autoptico e degli altri elementi acquisiti nel corso delle indagini, a nuora avrebbe somministrato a Gaggioli il farmaco assunto dalla 76enne per motivi terapeutici, nella dose massiccia e risultata letale.
Sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti la donna avrebbe poi trasportato, da sola, il cadavere fuori dalla sua abitazione di Riotorto e lo avrebbe caricato in auto, per poi abbandonarlo sul ciglio dell’Aurelia. Tale circostanza, spiegano i carabinieri, è stata confermata nel corso dell’esperimento giudiziale in incidente probatorio del 3 gennaio scorso.
La donna è inoltre ritenuta responsabile anche dei reati di truffa aggravata e indebito utilizzo di carte di pagamento: non dando comunicazione del decesso della Gaggioli, avrebbe consentito l’accredito della pensione sul suo conto corrente bancario, prelevando una somma con il bancomat della defunta.