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Chi era Donato Bilancia, detto Walter: il serial killer condannato per 17 omicidi

Immagine di copertina

Chi era Donato Bilancia: gli omicidi, l’arresto e le cause della morte

Chi era Donato Bilancia, detto Walter: il serial killer condannato per 17 omicidi? Donato Bilancia, detto Walter (Potenza, 10 luglio 1951 – Padova, 17 dicembre 2020), è stato un criminale e serial killer italiano, condannato a 13 ergastoli per aver commesso 17 omicidi fra il 1997 e il 1998 in Liguria e nel basso Piemonte.

Nato a Potenza da Rocco, dipendente pubblico, e Anna Mazzaturo, casalinga, si trasferì con la famiglia prima ad Asti, poi a Capaccio, in provincia di Salerno, e nel 1956 a Genova. Cresciuto con un rapporto difficile con madre, padre e fratello, iniziò ben presto a delinquere. A 15 anni i primi guai con la giustizia, continuati nel 1974 con un arresto in flagranza di reato per furto e, nel 1976, per rapina; riuscirà poi ad evadere dal carcere. Alla attività di ladro si sommava il vizio del gioco d’azzardo dove, come egli stesso dichiarerà in seguito ai carabinieri, rischiava spesso somme molto elevate, pagando sempre i suoi debiti e non venendo mai meno in tal senso alla sua parola. Nell’ambiente delle bische clandestine era noto con il nome di “Walterino”.

Nel 1987 il suicidio del fratello Michele che, con in braccio il figlio piccolo Davide di 4 anni, si getta sotto un treno presso la stazione di Genova Pegli, lo “segnò” definitivamente, amplificando disturbi mentali già da tempo presenti. Nel 1990 Donato Bilancia fu vittima di un incidente stradale e, come 18 anni prima, nel 1972, rimase in coma per alcuni giorni.

I primi omicidi, accertati, risalgono al 1997:

  • il 16 ottobre a Genova uccise il biscazziere Giorgio Centanaro
  • il 24 ottobre a Genova uccise il biscazziere Maurizio Parenti e la moglie Carla Scotto
  • il 27 ottobre uccise, sempre a Genova, i coniugi Bruno Solari e Maria Luigia Pitto, titolari di un’oreficeria
  • il 13 novembre, a Ventimiglia, uccise Luciano Marro, un cambiavalute, a cui sottrasse 45 milioni di lire

Omicidi che proseguono anche nel 1998.

  • il 25 gennaio 1998 uccise a Genova Giangiorgio Canu, un metronotte, per rancore verso le forze dell’ordine
  • il 9 marzo 1998 a Varazze sparò a Stela Truya, prostituta albanese con cui s’era appartato
  • il 18 marzo a Pietra Ligure assassinò con un colpo in testa la prostituta ucraina Ljudmyla Zubskova
  • il 20 marzo successivo, nuovamente a Ventimiglia, rapinò e uccise un altro cambiavalute di nome Enzo Gorni. Il cognato della vittima lo vide allontanarsi con una Mercedes nera.
  • il 24 marzo in una villa di Novi Ligure si appartò a bordo della sua Mercedes con Lorena, prostituta transessuale, che intuì però il pericolo e cercò di fuggire. In quel momento sopraggiunsero due metronotte, ai quali Bilancia sparò, ferendoli; si mise poi alla ricerca di Lorena, alla quale provocò una grave ferita all’addome, senza però riuscire a ucciderla come era sua intenzione. Tornato sui suoi passi, finì i due metronotte, Massimiliano Gualillo e Candido Randò, con un colpo di pistola alla testa.
  • il 29 marzo a Cogoleto assassinò un’altra prostituta, la nigeriana Tessy Adodo.
  • il 12 aprile, sull’Intercity La Spezia-Venezia, scassinò la porta del bagno del vagone e sparò a Elisabetta Zoppetti, infermiera milanese dell’Istituto Nazionale dei Tumori di ritorno da una vacanza a Lavagna, uccidendola.
  • il 14 aprile tornò a uccidere una prostituta, Kristina Valla, di origine macedone
  • il 18 aprile tornò a colpire su un treno, sulla tratta Genova-Ventimiglia, assassinando la babysitter Maria Angela Rubino e masturbandosi sul suo cadavere.
  • il 20 aprile nell’area di servizio Conioli Sud sull’autostrada Genova-Ventimiglia, nel comune di Arma di Taggia, l’ultimo dei delitti di Bilancia, che rapinò e uccise il benzinaio Giuseppe Mileto: si era rifiutato di fargli credito per un pieno di benzina.

L’arresto

L’arresto di Donato Bilancia arrivo per un “colpo di fortuna”. Il suo amico Pino Monello gli vendette l’auto. Un giorno, ignaro dei suoi crimini, si recò in procura per denunciare la mancata formalizzazione del passaggio di proprietà e per contestare una serie di multe ricevute per il mancato pagamento di pedaggi autostradali: Bilancia aveva il vizio di accodarsi con la propria auto a quella che lo precedeva per evitare di pagare il pedaggio. I Carabinieri scoprirono una corrispondenza quasi perfetta con l’identikit creato in base alla descrizione; inoltre le tracce degli pneumatici sulle scene di alcuni degli omicidi erano perfettamente compatibili con quelle della Mercedes, così come la prova del DNA confrontato con quello rinvenuto sul corpo di una delle vittime. Donato Bilancia venne quindi arrestato il 6 maggio 1998 dai Carabinieri all’uscita dell’ospedale San Martino di Genova, senza che opponesse resistenza; dopo pochi giorni rese confessione spontanea di tutti gli omicidi.

La morte di Donato Bilancia: le cause

Donato Bilancia è morto il 17 dicembre 2020 all’età di 69 anni. A inizio dicembre nel carcere padovano scoppiò un focolaio di COVID-19 che contagiò detenuti e agenti, e Bilancia fu l’unico per il quale si rese necessario il ricovero presso l’Azienda ospedaliera di Padova, nel reparto di pneumologia. Abbattuto per il recente rifiuto del permesso premio, e imputando ai giudici il non aver compreso i suoi sforzi per cambiare, rifiutò le cure e, nonostante alcune lettere di incoraggiamento di chi lo seguiva, si lasciò morire per non essere “più un problema per la società”. È deceduto il 17 dicembre 2020, all’età di 69 anni

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