Il diritto alla casa sta venendo meno
620 euro al mese in media per un affitto di una stanza a Milano. Quasi 500 a Roma. Per una stanza. Senza contare le numerose storie – sulle quali si può fare dell’ironia talvolta, ma solo talvolta – di termosifoni non funzionanti, finestre non a norma, acqua calda razionata e via dicendo.
È un problema cruciale dal momento in cui vi è la necessità di doversi spostare per poter studiare o lavorare, rendendo quindi iniquo il sistema di accesso alle opportunità per tutti i giovani e le giovani del Paese di realizzarsi. È un limite per tutte quelle situazioni di ragazze e ragazzi, più o meno grandi, che sentono il bisogno di uscire di casa per avviarsi ad una vita autonoma. Seppur in Italia ci sia una cultura, anche apprezzabile, di convivenza familiare prolungata, siamo purtroppo anche qui campioni di record negativi: la media dei giovani italiani che lasciano casa è sopra i 30 anni di età, a fronte di quella europea che è di poco più di 26.
Di fatto è molto difficile pensare di compiere appieno quel sano principio che i Costituenti hanno citato all’articolo 3 della Carta fondamentale: la rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Con 1 lavoratore su 3 che prende meno di 1000 euro al mese diventa necessario immaginare, accanto ad un serio piano per migliorare i salari e rendere il mercato del lavoro più semplice, un sistema di welfare che includa il diritto alla casa nei suoi assi portanti.
Come? Agevolando l’accesso ai mutui e a tassi ragionevoli per i più giovani con la garanzia dello Stato, dando incentivi fiscali per gli affitti, migliorando la rete dell’edilizia residenziale pubblica.
Realizzarsi senza diritto alla casa, con stipendi sotto la media europea e una carenza sostanziale di misure da parte delle amministrazioni di tutti i livelli è di fatto molto complicato. È un privilegio, un bene esclusivo e, di conseguenza, escludente. Su questo il governo e le amministrazioni devono rispondere.
Giovanni Crisanti
24 anni, romano, Presidente de L’asSociata.
Autore dei libri Battiti e Virtual Politik