Diritto allo studio, la lettera di uno studente universitario a TPI: “Lo Stato continua a togliere finanziamenti”
Riceviamo e pubblichiamo il messaggio di uno studente universitario, Samuele, che ha scritto alla nostra redazione per porre l’attenzione sul tema del diritto allo studio universitario, inteso come sistema di erogazione delle borse di studio e dei servizi connessi, con lo Stato e le Regioni che continuano a depotenziare e definanziare i sistemi di welfare pubblico. Di giovani e di studenti ci siamo occupati nell’ultimo numero del settimanale di TPI in questi giorni in edicola, raccontando il dramma di tanti ragazzi che purtroppo si sono tolti la vita perché schiacciati dal peso delle aspettative. Francesco si sentiva umiliato perché non riusciva a superare un esame. Riccardo aveva mentito ai suoi genitori sulla data della laurea. Claudio era stato punito per aver copiato. Sempre più universitari si tolgono la vita. Schiacciati da un modello performativo che non perdona l’insuccesso.
Di seguito la lettera di Samuele sul diritto allo studio.
“Sono un ragazzo di 24 anni, frequento il corso di Giurisprudenza e sono rappresentante degli studenti all’Università di Siena. Volevo portare all’attenzione dell’opinione pubblica la tematica del diritto allo studio universitario, inteso come sistema di erogazione delle borse di studio e dei servizi connessi. Quello a cui stiamo assistendo da anni è il definanziamento strutturale da parte dello Stato e delle Regioni nei confronti dei sistemi di welfare pubblico, nello specifico mense e residenze gestite dagli enti per il diritto allo studio. Anziché investire a lungo termine nell’edificazione e nella ristrutturazione degli edifici pubblici, si preferisce delegare la gestione a imprese private, che spesso risultano inadempienti dei vincoli contrattuali stipulati con i vari enti regionali o locali.
Come militante dell’associazione studentesca Cravos siamo attivi sui territori di Siena e Firenze; le ultime tematiche che abbiamo analizzato si riferiscono al taglio regionale di circa 12 milioni alle borse di studio, e ai fondi del PNRR in materia di borse di studio e alloggi universitari. Se da un lato il PNRR, mediante decr. 1320/2021, aumenta la platea di borsisti, dall’altro non garantisce un aumento delle risorse umane. In materia di alloggi universitari invece il PNRR ha stanziato 960 milioni, di cui 660 milioni sono per il nuovo piano di housing universitario; anziché costruire o ristrutturare le residenze pubbliche e finanziare gli enti regionali o locali, il governo ha preferito investire 660 milioni per delegare alle imprese private (spesso fondi immobiliari internazionali) la ricerca di posti letto.
Si tratta di un investimento gigantesco che spazza via l’idea di residenza pubblica gestita dagli enti per il diritto allo studio in favore degli student hotel a gestione privata, con conseguenze catastrofiche sul piano della sostenibilità economica della gestione privata. I 300 milioni rimanenti non hanno fatto una fine migliore; il primo bando contenuto del DM 1046/2022 non ha ottenuto abbastanza candidature ed è quindi stato emanato un altro bando in scadenza il 28 Dicembre 2022. Ai due bandi hanno partecipato enti pubblici, ma anche società private e fondazioni come Camplus, le quali fanno da padroni nel settore dell’housing universitario grazie a fior fiori di finanziamenti pubblici”.