Fusaro attacca la capitana Rackete: “La figlia di papà coi rasta che si finge ribelle”
Diego Fusaro contro Carola Rackete. Ancora. L’incontenibile Diego Fusaro non può proprio esimersi dal commentare una situazione tanto delicata quanto chiacchierata come quella della Sea Watch 3. Il “filosofo” sceglie di prendere la strada più semplice, come stanno facendo in tanti, prendendosela con la capitana Carola Rackete piuttosto che guardare dentro al problema, quello vero.
La capitana, ormai capro espiatorio del caso Sea Watch per la scelta di forzare il blocco ed entrare in acque territoriali italiane sfidando di fatto il ministro dell’Interno Salvini, diventa l’obiettivo anche della profonda critica di Diego Fusaro.
Su Twitter, il filosofo, a più riprese, si rivolge alla 31enne tedesca che guida la Sea Watch, per 14 giorni ferma in mezzo al Mediterraneo. Fusaro, tra un retweet e l’altro dei suoi stessi tweet, se la prende con il ceto sociale della giovane tedesca prima e scrive: “La faccia di chi vive in ZTL, con servitù a casa. Di chi dice di amare l’Altro, per giustificare lo schifo che prova per il prossimo. I rasta in testa della figlia di papà che si finge ribelle, per giustificare la propria esistenza annoiata. Ama il lontano, odia il vicino”.
Ma non si ferma qui, Fusaro, perché a distanza di qualche ora, torna all’attacco della donna che tiene in scacco il paese e che, a quanto pare, disturba parecchio l’anima del filosofo. “Cara Carola, se sei ricca e tedesca, e ami gli africani, vai a investire in strutture per gli africani: ospedali, scuole, biblioteche. Non li deporti via mare in Italia, per farli finire nel girone dello sfruttamento e del caporalato”.
Fusaro ha talmente a cuore la sorte dei 43 migranti a bordo della Sea Watch da insultare di fatto la capitana Rackete: è ricca, dice, quindi che andasse in Africa ad aiutarli a casa loro.
In un articolo pubblicato su Affari Italiani, Fusaro torna sull’argomento e si lancia in un nuovo attacco, che investe indistintamente tutti quelli che chiedono a gran voce i porti aperti.
“Aprire i porti per favorire la circolazione, lo sfruttamento e i profitti”, scrive Fusaro. “Fateci caso. Gli amabili soloni fucsia che vanno sulla Sea Watch a fare la loro miserabile passerella elettorale hanno ignorato le sofferenze degli operai della Whirpool di Napoli. I lavoratori nazionali non contano. Sono soggettività non conformi con il globalismo”, continua lo scrittore. Se la prenderà pure con i politici, ma sembra chiaro il concetto: prima i problemi degli italiani, come se salvare quelle vite in mare impedisse di mobilitarsi anche per i problemi degli operai della Whirpool.