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Detenuto incappucciato e pestato da 10 agenti: il video choc nel carcere di Reggio Emilia

Immagine di copertina

Un gruppo di agenti di polizia penitenziaria circonda un detenuto incappucciato con una federa da cuscino. Uno di loro gli dà un pugno, poi un altro lo sgambetta. E quando il detenuto è a terra, immobilizzato pancia a terra, riceve ancora schiaffi e pugni.

Sono le scioccanti immagini girate da una telecamera di videosorveglianza interna nel carcere di Reggio Emilia. A rivelarle è stata, oggi, l’agenzia di stampa Ansa.

I fatti risalgono al 3 aprile 2023. Il detenuto vittima del pestaggio è un 40enne di nazionalità tunisina. L’uomo ha sporto denuncia e la Procura di Reggio Emilia nei giorni scorsi ha chiesto il rinvio a giudizio per dieci agenti, otto dei quali sono accusati di tortura.

Il detenuto è stato pestato dopo essere uscito dalla stanza del direttore del carcere, che gli aveva inflitto la sanzione dell’isolamento per aver violato le regole interne al penitenziario.

Dopo essere stato immobilizzato a terra e preso a botte, l’uomo – sempre incappucciato – viene sollevato di peso dagli agenti, che lo trascinano verso la sua cella. Poco prima di spingerlo dentro, il detenuto viene anche denudato dai poliziotti.

Secondo quanto ricostruito dall’Ansa, il detenuto rimasto per oltre un’ora in cella senza ricevere assistenza nonostante le richieste d’aiuto. A quel punto avrebbe rotto il lavandino della cella per cercare di attirare l’attenzione, cominciando a ferirsi coi cocci: le immagini mostrano il corridoio davanti alla cella che si allaga di sangue. Dopo circa un’ora sono intervenuti un medico e un altro detenuto e lo hanno soccorso.

“Sono immagini agghiaccianti e inaccettabili, una violenza gratuita contro un uomo solo, privato della libertà, incappucciato, ammanettato e a terra”, commenta Luca Sebastiani, avvocato del detenuto. “Ci tengo a sottolineare il lavoro della Procura di Reggio Emilia, che con la dovuta tempestività e determinazione ha svolto le indagini ed estrapolato quanto ripreso dalle telecamere interne, che altrimenti avremmo perso”.

“Attendiamo – prosegue l’avvocato Sebastiani – l’udienza preliminare con il necessario approccio garantista, evitando di esprimere sentenze sul fatto prima ancora che lo possa fare il giudice. Non è la prima volta che si parla di tortura all’interno delle carceri, pertanto mi auguro che questa gravissima vicenda possa finalmente far avviare nel nostro Paese una seria riflessione politica. Parliamo di un fatto grave, avvenuto in Italia. Peraltro, solo pochi giorni fa abbiamo dovuto assistere al trattamento disumano riservato a una cittadina italiana in un carcere di un altro Stato europeo”.

LEGGI ANCHE: Tre suicidi in 28 giorni nel carcere di Montorio dove è detenuto anche Turetta

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