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La bozza di decreto per la zona rossa in Val Seriana: Speranza la firmò, Conte non l’ha mai approvata

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Al Ministero della salute c’era un documento, rimasto soltanto in bozza e mai tramutato in decreto, che avrebbe inserito i comuni di Alzano Lombardo e Nembro all’elenco degli 11 paesi (10 nel Lodigiano più Vo’ Euganeo) già in zona rossa: è il provvedimento che – secondo gli inquirenti che hanno trovato gli atti durante una perquisizione del 14 gennaio 2021 – avrebbe salvato circa 4mila persone, morte di Covid durante la prima ondata pandemica.

Chi indaga ritiene che quella bozza, firmata dall’allora ministro della Salute Roberto Speranza ma non dall’ex premier Giuseppe Conte, stia a significare che le istituzioni erano al corrente del pericolo che quelle aree stavano correndo. Le restrizioni arrivarono però soltanto alcuni giorni dopo, un ritardo che si sarebbe rivelato fatale.

Per tutta la settimana tra lunedì 2 marzo e sabato 6 marzo 2020 il governo era stato a un passo dal decretare la zona rossa anche nei due Comuni della Val Seriana. Al tempo l’esecutivo era spaccato sul tema, ma il titolare della Salute aveva fatto una mossa in avanti seguendo le indicazioni del Comitato tecnico scientifico, che già il 3 marzo aveva chiesto il lockdown totale per i due paesi.

Soltanto nella notte tra il 6 e il 7 marzo il presidente del Consiglio allargò i divieti, estendendoli a tutta la Lombardia. La Procura di Bergamo sta per questo motivo indagando sul leader del Movimento 5 Stelle, così come sul registro dei pm sono finiti Speranza, il governatore della Lombardia Attilio Fontana e diversi altri vertici regionali e dell’amministrazione della sanità.

A Conte i magistrati contestano i ritardi nell’istituzione della zona rossa, a Speranza la mancata applicazione del Piano pandemico. Non sono del tutto chiari i motivi di quel tentennamento, gli inquirenti vogliono stabilire se ci siano state diverse pressioni da parte del mondo industriale e produttivo affinché non venisse decretato il lockdown.

Alcuni noti imprenditori sono stati ascoltati, ma l’idea iniziale dei pm era che la decisione non fosse contestabile in sede penale. Dopo le perquisizioni, però, hanno ritenuto che la zona rossa fosse una soluzione che per molti, Ministero della Salute compreso, rappresentava l’unica via da percorrere.

L’INCHIESTA DI TPI SULLA MANCATA CHIUSURA DELLA VAL SERIANA PER PUNTI:

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