Roma, viale del Caravaggio a rischio sgombero. Gli abitanti: “Questa è casa nostra, la difenderemo”
Gli abitanti dell'occupazione di Tor Marancia, a rischio sgombero, hanno lanciato un appello alla società civile romana
Occupazione viale del Caravaggio: parlano gli abitanti
“Facciamo appello ai movimenti, alle associazioni, a tutti. Chiediamo di non abbandonare Caravaggio durante l’estate, ad agosto, quando la città non c’è perché va in vacanza e potrebbe succedere il fatto più spiacevole”. Gli abitanti dell’occupazione di viale del Caravaggio, in zona Tor Marancia, lanciano un appello alla società civile romana mentre si fa sempre più concreto il rischio di uno sgombero che potrebbe lasciare centinaia di persone per strada.
“Questa è la nostra casa e fino a quando non ci verranno date alternative noi cercheremo di difenderla”, dice in una video-intervista a TPI Anna Sabatini, abitante di viale del Caravaggio e attivista dei movimenti per il diritto all’abitare.
Nelle due palazzine private, occupate nel 2013, avevano sede molti anni fa alcuni uffici della Regione Lazio. Poi l’occupazione durante lo Tsunami tour promosso dai movimenti per la lotta per la casa.
Ora qui vivono 140 nuclei familiari e oltre 70 minori, per un totale di circa 380 persone, sia italiane sia straniere. Ci sono peruviani, marocchini, italiani, persone dell’est Europa.
Le donne lavorano per lo più come badanti, gli uomini svolgono lavori precari e spesso di fatica, ma non riescono ad affittare un alloggio.
I bambini frequentano le scuole del quartiere e ci sono due disabili: una persona anziana in carrozzina e un ragazzo di 21 anni di origine peruviana che è stato investito nel 2016 e, dopo tre mesi di coma si è risvegliato, ma è rimasto sulla sedia a rotelle (qui la storia raccontata dal padre in una video-intervista a TPI).
Insieme all’occupazione di via Tempesta, quella di Caravaggio è in cima all’elenco degli sgomberi urgenti voluti dal Viminale e dal ministro dell’Interno Matteo Salvini. I due edifici dovrebbero essere sgomberati entro la fine di agosto.
Il timore, come spiega Anna Sabatini a TPI, è che vada in replica ciò che è successo il 15 luglio a via Cardinal Capranica, nell’ex scuola occupata di Primavalle. Anche in quel caso, come a viale del Caravaggio, nello stabile vivevano decine di minori.
“A Cardinal Capranica abbiamo visto proprio le famiglie deportate, i bambini strappati dal territorio dove andavano a scuola, avevano gli amichetti, gli insegnanti che li conoscevano”, dice Anna. “Le istituzioni sono rimaste sorde, anzi hanno addirittura inventato delle bugie. Quello che aspettava le famiglie erano come al solito i centri di accoglienza, che sono terribili, ci sono pulci, cimici, di tutto”.
“Dopo quei fatti abbiamo capito che neanche per noi ci sarebbero state soluzioni, l’Assessore alle Assessore Politiche abitative della Regione Lazio Valeriani, venendo dentro Caravaggio disse che stava lavorando per noi, ma finora al municipio non è stato comunicato nessun piano di collocazione delle famiglie”, sottolinea Anna.
Gli abitanti sperano anche che la comunità nata a viale del Caravaggio non venga disgregata, come dice a TPI Natalia Dzyuba, 63enne cittadina ucraina di origine russa, in Italia dal 2002.
Dopo aver lavorato per anni come badante, oggi Natalia non riesce più a lavorare a causa del passaporto scaduto e dei problemi di salute. “Ho il glaucoma, dall’occhio sinistro vedo zero, e ho anche l’aritmia”, racconta.
Natalia, che non può tornare in Ucraina a causa della guerra, a viale del Caravaggio si sente a casa. “Qui si vive benissimo”, dice. “Si litiga, ma come succede in famiglia. Problemi grossi non ce ne sono”.
I figli dei vicini, racconta, la chiamano “nonna”.
“Ci hanno detto che per loro noi siamo parenti più stretti della famiglia originale”, dice e scuote la testa: “Caravaggio non si tocca”.