Monterotondo, parla il ragazzo che ha sparato al ladro 16enne: “Temo ritorsioni”
RAPINA MONTEROTONDO – Ha fatto discutere tutta Italia il primo, presunto caso di legittima difesa dopo la promulgazione, da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, della nuova legge fortemente voluta dal governo giallo-verde.
Nella giornata di sabato 27 aprile 2019, infatti, un ragazzo di 29 anni ha sparato contro tre ladri che si erano intrufolati nella sua villetta a Monterotondo, in provincia di Roma, ferendo uno di loro.
Si tratta di un ragazzo albanese di 16 anni, che dopo mezz’ora è stato abbandonato dai complici davanti al pronto soccorso del policlinico Gemelli. Il 16enne adesso si trova ricoverato in gravi condizioni, ma non sarebbe in pericolo si vita.
Per Andrea Pulone, il ragazzo di 29 anni che ha sparato con la pistola regolarmente detenuta dal padre, sono momenti molto delicati. Da un lato la preoccupazione per il futuro, dall’altro la paura di eventuali ritorsioni.
Pulone, intervistato da Radio Cusano, ha ripercorso i momenti in cui, all’interno della villa insieme alla sua donna, ha capito di non essere da solo in casa. “Sono andato verso la stanza dalla quale provenivano i rumori – ha raccontato e ho sentito una resistenza quando ho provato a spingere la porta. Ho spinto con forza e mi sono trovato di fronte tre persone. Uno reggeva la porta per non farmi entrare e poi ce n’erano altri due. Me li sono trovati davanti, con una spranga di ferro. Ho sparato e loro si sono dati alla fuga”.
Il 29enne, che ha dichiarato di allenarsi regolarmente al Poligono, ha ammesso di sentire “una sensazione di insicurezza” e di temere “possibili ritorsioni”. “Ora non sono neanche più armato”, ha aggiunto, visto che la pistola che ha utilizzato per allontanare i ladri è stata sequestrata nel corso delle indagini.
“Come è accaduto a me poteva accadere al vicino o a mia madre mentre non c’ero”, ha detto anche Pulone. “Questo è ciò che mi ha scosso di più: l’imprevedibilità di un evento simile. Quando li ho visti, il mio primo pensiero è stato per la mia ragazza che si trovava al piano di sopra. Io ho cercato di sparare senza ferirli, quando se ne sono andati ho capito di aver sventato un rischio enorme. I miei genitori erano in Portogallo, pensavano di poter agire in modo indisturbato”.
In conclusione, al ragazzo è stato chiesto se lo rifarebbe: “Nel momento in cui una persona intraprende un percorso di vita dedito al crimine – è stata la sua risposta – è quella stessa persona a mettere in pericolo la sua vita. Se non fosse entrato nella proprietà, tutto questo non sarebbe successo. Sono le stesse parole di Salvini? Magari lui lo dice in maniera più colorita però in fin dei conti il discorso è quello”.