“Il crocifisso a scuola non è discriminatorio”: la sentenza della Cassazione
L’affissione del crocifisso nell’aula scolastica non rappresenta un “atto discriminatorio”. Il docente contrario non ha potere di veto sulla decisione, ma sta alla scuola trovare una soluzione che tenga conto anche del suo punto di vista. È quanto deciso dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione con una sentenza depositata oggi sull’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche. Non è stata quindi accolta la richiesta di risarcimento danni formulata dal docente, in quanto non si è ritenuto che sia stata condizionata o compressa la sua libertà di espressione e di insegnamento.
La questione esaminata riguardava la compatibilità tra l’ordine di esposizione del crocifisso, impartito dal dirigente scolastico di un istituto professionale statale sulla base di una delibera assunta a maggioranza dall’assemblea di classe degli studenti, e la libertà di coscienza in materia religiosa del docente che desiderava fare le sue lezioni senza il simbolo religioso appeso alla parete.
“L’affissione del crocifisso, al quale si legano, in un Paese come l’Italia, l’esperienza vissuta di una comunità e la tradizione culturale di un popolo, non costituisce un atto di discriminazione del docente dissenziente per causa di religione”, spiega la Cassazione.
Per i giudici dunque “il docente dissenziente non ha un potere di veto o di interdizione assoluta rispetto all`affissione del crocifisso, ma deve essere ricercata, da parte della scuola, una soluzione che tenga conto del suo punto di vista e che rispetti la sua libertà negativa di religione”.