Vaccino Covid obbligatorio: il Governo è diviso ma non lo esclude
Covid, il dibattito sul vaccino obbligatorio
All’indomani dell’inizio della campagna di vaccinazione anti-Covid in Italia, durante il V-day del 27 dicembre deciso insieme agli altri Paesi europei, il governo si trova spaccato sul tema dell’obbligo del vaccino. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro della Salute Roberto Speranza finora si sono detti contrari. “Tutta Europa ha scelto un’altra strada”, ha ricordato ieri il ministro.
Ciononostante, una parte del governo chiede che sia sancito l’obbligo di effettuare il vaccino almeno per una parte della popolazione (ad esempio personale sanitario o dipendenti pubblici) e le Faq del governo sul tema dei vaccini, se da una parte sottolineano che “al momento non è intenzione del Governo disporre l’obbligatorietà della vaccinazione”, precisano anche che “nel corso della campagna sarà valutato il tasso di adesione dei cittadini”. La possibilità resta dunque aperta. Ma vediamo nel dettaglio quali sono i punti sul vaccino obbligatorio che fanno discutere il governo:
Vaccino obbligatorio per i dipendenti pubblici: scontro nel Governo
A schierarsi in favore dell’obbligatorietà del vaccino per i dipendenti pubblici è stata Sandra Zampa, sottosegretaria alla Salute. “Io credo che l’obbligatorietà debba essere una pre-condizione per chi lavora nel pubblico”, ha dichiarato Zampa intervenendo ad Agorà su Rai Tre. “Se ci dovessimo rendere conto che evidentemente c’è un rifiuto che non si riesce a superare, io penso che nel pubblico non si possa lavorare”.
Contraria a questa presa di posizione, invece, è la ministra della Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone. “Non sono grande appassionata dell’obbligo in campo vaccinale”, ha dichiarato la ministra intervistata a L’aria che tira su La7. “Il governo si è raccomandato e penso che una raccomandazione forte sia il modo migliore per raggiungere l’immunità di gregge”.
Covid, obbligo di vaccino per medici e infermieri?
A proposito dell’obbligo di vaccino per medici e infermieri, che per il momento non c’è, il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri ha preso una posizione molto netta. Il ministro ha spiegato che “adesso si punta alla non obbligatorietà”. L’obbligo ha ribadito Sileri, “non c’è, ma non vorrei che ci si dovesse arrivare, perché significherebbe dover mettere una “costrizione per colpa di pochi individui”.
Sileri ha usato inoltre parole molto dure sui medici e gli infermieri scettici nei confronti del vaccino: “Rimango perplesso quando sento di colleghi medici o infermieri restii a farsi il vaccino”, ha dichiarato. “Posso capire il cittadino che magari non ha delle basi scientifiche consolidate e non ha studiato medicina e può avere una certa riluttanza a farsi il vaccino, ma penso francamente che quei medici e quegli infermieri, se hanno ancora dei dubbi dopo aver visto ciò che è accaduto, probabilmente hanno sbagliato lavoro”.
A schierarsi in favore dell’obbligo di vaccino anti-Covid per medici e infermieri è anche il leader di Italia viva, Matteo Renzi. “Ho detto più volte che sarei favorevole all’obbligatorietà dei vaccini: introduciamola subito almeno per gli operatori sanitari e socio sanitari. E sosteniamo ogni iniziativa di sensibilizzazione sul tema”, ha scritto Renzi in una lettera pubblicata sul sito del Corriere della Sera in cui risponde alla proposta lanciata del direttore Luciano Fontana, secondo il quale “sarebbe davvero un bel segnale se i leader di tutti i partiti decidessero di scattare insieme una foto” per dire agli italiani che è indispensabile vaccinarsi contro il Covid.
Obbligo di vaccino a scuola?
Per il momento il governo non non pensa di introdurre l’obbligo del vaccino anti-Covid a scuola, anche perché l’unico finora approvato in Italia (quello Pfizer) è destinato alle persone a partire dai 16 anni di età, dunque gran parte degli studenti resterebbero esclusi. Tuttavia, se dovesse passare la linea proposta da Zampa, insegnanti, bidelli e personale di segreteria delle scuole pubbliche potrebbero essere soggetti all’obbligatorietà del vaccino.
“Chi lavora nel pubblico e a contatto con il pubblico ha una responsabilità maggiore, per questo abbiamo inserito alcune categorie di dipendenti statali tra le prime per le vaccinazioni”, ha dichiarato Zampa secondo quanto riporta Repubblica. “Non mi riferisco solo al personale sanitario, parlo anche degli insegnanti: è una questione di buon senso. Prima della pandemia, abbiamo istituito l’obbligo di vaccino per i bambini in età scolare, senza le quali non sarebbero appunto stati ammessi a scuola. Non vedo perché non si dovrebbe pensare anche al Covid, soprattutto per gli insegnanti. Nel contratto di lavoro pubblico lo metterei come precondizione per l’assunzione”.
Sulla scuola, l’obiettivo dell’esecutivo è la riapertura anche delle superiori in presenza almeno dal 50 per cento dal 7 gennaio. “Abbiamo tenuto aperto il primo ciclo anche in zona rossa, l’abbiamo tutelata il più possibile”, ha dichiarato ieri il ministro Speranza. “C’è un accordo con le Regioni per riaprire in presenza le superiori al 50 per cento”. Ma molto dipenderà dalla curva: “L’obiettivo è 50 casi ogni 100 mila abitanti. Adesso ne abbiamo 150”.
Gli italiani e il vaccino Covid
Secondo l’analisi effettuata da Emg-Different/Adnkronos e diffusa lo scorso 16 dicembre, 8 italiani su 10 sono pronti a fare il vaccino anti-Covid, anche se oltre la metà dei favorevoli, piuttosto che farlo subito, preferirebbe aspettare qualche mese. Lo “zoccolo duro” del 19 per cento non farebbe in ogni caso il vaccino. La maggior parte dei cittadini (il 53 per cento) ritiene che non debba trattarsi di un obbligo ma di una libera scelta dei singoli. Il 37 per cento ritiene che debba essere obbligatorio per tutti, mentre il 10 per cento non risponde.
Passando ai medici, secondo la stima di Filippo Anelli, presidente della federazione degli ordini dei medici (Fnomceo), i medici italiani considerati “negazionisti” rispetto ai vaccini, compreso quello anti-Covid, sono un centinaio sui 400mila complessivi. “E’ un problema che non nasce adesso e ne abbiamo avuto già diversi esempi nel periodo della Lorenzin e dei vaccini obbligatori per i bambini”, ha spiegato Anelli all’Agi . “Ma è un’esigua minoranza, magari rumorosa, su cui sono in corso le inchieste degli ordini e in qualche caso ci sono già state sanzioni”.
A proposito dell’obbligo di vaccino anti Covid per il personale sanitario, “noi non siamo contrari”, dice Anelli “ma bisogna trovare un giusto equilibrio tra la Costituzione, che dice che a nessun cittadino possono essere imposti trattamenti medici, e la situazione contingente. Il diritto di rifiutarsi può venire meno se mette in crisi la convivenza civile, mettendo a rischio la salute pubblica, che è un interesse superiore. Ma su questo – conclude – deve decidere il Parlamento, come successe con i vaccini obbligatori stabiliti dall’allora ministro Lorenzin. Sicuramente è un’opzione possibile, specie in certi reparti in prima linea, ad esempio pneumologia”.
Vaccino Covid obbligatorio: il Governo non lo esclude
I chiarimenti del governo sul vaccino anti Covid visionabili sul sito del ministero della Salute, come anticipato, specificano che: “Al momento non è intenzione del Governo disporre l’obbligatorietà della vaccinazione”. Sempre nello stesso documento, tuttavia, si legge che “Nel corso della campagna sarà valutato il tasso di adesione dei cittadini”. Il governo si riserva quindi di valutare, se l’adesione degli italiani non dovesse essere sufficiente a garantire l’immunità diffusa, la possibilità di introdurre in futuro un obbligo per il vaccino anti-Covid. Dunque, almeno per il momento, il governo non esclude in assoluto l’eventualità che il vaccino diventi obbligatorio.
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