Covid: nuovo record di tamponi in Italia nell’ultimo giorno, ma ora il sistema per individuare i positivi è in affanno
Covid, record di tamponi in Italia, ma ora il sistema è in affanno
Nonostante i 133mila tamponi realizzati in Italia nella giornata di sabato 10 ottobre, cifra record finora mai registrata, il sistema di rilevazione del Covid è letteralmente in affanno e rischia di collassare nelle prossime settimane. Lo testimoniano le interminabili file ai drive-in allestiti nelle città, dove si possono aspettare anche fino a 12 ore per fare un tampone, e il fatto che in diversi laboratori gli apparecchi non vengono spenti da marzo, quando è iniziata, almeno ufficialmente, l’epidemia di Coronavirus in Italia. “Quest’inverno a Padova facevamo i turni di giorno e di notte, in modo quasi improvvisato” dichiara a La Repubblica Mario Plebani, professore di biochimica clinica e biologia molecolare dell’università di Padova, direttore del dipartimento di diagnostica dell’ospedale universitario. “Oggi non siamo a quel punto e l’organizzazione è più solida – aggiunge- Ma abbiamo bisogno dell’aiuto dei nuovi test rapidi e salivari”.
Il confronto con gli altri Paesi d’altronde parla chiaro: l’Italia, infatti, è la nazione che fa meno tamponi se paragonata ad altri Paesi dove l’epidemia è galoppante. Con una media di 120mila test al giorno circa, infatti, il nostro Paese realizza 2 test ogni mille abitanti. Francia e Stati Uniti sono a 124mila e 950mila (2,1 ogni mille abitanti), la Gran Bretagna a 225mila (3,3 ogni mille). La Germania, che registra un numero di contagi giornalieri paragonabili al nostro, fa circa 130mila tamponi al giorno (1,8 ogni mille). Un altro problema è relativo ai tempi sui risultati dei test che, secondo alcuni dati, non 9 volte su 10 arrivano con oltre due giorni di ritardo. “Oltre quel limite fare il tampone è poco utile, per il controllo dell’epidemia” dichiara Plebani spiegando che il “test ha senso se riesce a isolare i positivi e tracciarne rapidamente i contatti”.
Secondo il virologo Andrea Crisanti, l’Italia dovrebbe fare 300-400mila tamponi al giorno per riuscire in qualche modo a contenere l’epidemia di Covid. Per riuscirci, però, oltre a nuovi macchinari, servirebbero dai 15mila ai 20mila infermieri in più per i prelievi. “A marzo erano venuti in tanti ad aiutarci, tecnici o specialisti di altre discipline. I laboratori universitari che prima erano dedicati alla ricerca ci hanno dato una mano” racconta il professore Plebani, sottolineando che comunque l’Italia è passata dai 15mila tamponi di marzo ai 120mila attuali. Per non perdere il controllo dell’epidemia, però, ora serve un ulteriore cambio di passo.
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