Covid, l’infettivologo Sambri: “I tamponi senza distanziamento e mascherine sono inutili”
“Dalla prossima settimana cominceremo a sperimentare i tamponi rapidi. Però voglio dire una cosa: possiamo anche fare un miliardo di test, ma se ciascuno di noi non si prende la responsabilità di avere comportamenti adeguati gli sforzi sono vani. Lo sottolineo tre volte: indossare la mascherina, prima che una questione di ordinanze, è un obbligo morale, una responsabilità etica”.
A dirlo è il professor Vittorio Sambri, docente Alma Mater e direttore della Microbiologia di Pievesestina che commenta a Repubblica anche gli ultimi dati sul contagio che riguardano l’Emilia-Romagna. “Direi che siamo andati molto bene, e forse stiamo ancora andando bene, se escludiamo i focolai abbastanza grossi che abbiamo avuto a Bologna per gli studenti Erasmus. I contagi sono soprattutto in ambito familiare e in occasioni di eventi come le feste”, afferma il professore.
A Bologna, come in molte altre città italiane, è tornato l’obbligo della mascherina anche all’aperto, secondo il professor Sambri, “L’ordinanza deve essere gestita con buon senso, come si sta facendo, ma l’obbligo è fondamentale. Perché è vero che i numeri a livello regionale sono ottimi, però è vero anche che la gente si muove in altre regioni: proprio stamattina abbiamo saputo del caso di una ragazza friulana segnalata come potenziale contatto di positivi. L’abbiamo rincorsa e per fortuna è negativa. Se non vogliamo tornare a un blocco della mobilità, bisogna che le regioni si rendano conto che l’obbligo di indossare la mascherina deve essere rispettato”.
Secondo Sambri, la mascherina “è una questione etica. Possiamo fare anche un miliardo di tamponi ma se ciascuno di noi non si comporta in maniera corretta gli sforzi sono vani. E non parliamo di uno sforzo che richiede chissà quale impegno o disturbo della nostra libertà personale: quando andiamo in giro dobbiamo stare lontani dagli altri e indossare la mascherina”. Per Sambri la pandemia “Non è finita. E nessuno ha detto che oggi si può fare quello che si vuole. Credo che la responsabilità sia anche di qualche mio collega, da chi dice che “il virus è morto” alla “Waterloo dei tamponi”. Certi messaggi hanno un effetto dirompente”.