Covid, provincia di Prato maglia nera in Italia. Ecco perché qui il virus si diffonde di più
L'incidenza dei contagi nella provincia arriva quasi al doppio della soglia settimanale di 250 casi ogni 100 mila abitanti oltre cui scatta la zona rossa
La provincia di Prato è la peggiore in Italia per incidenza di nuovi casi di contagio da Covid ogni 100 mila abitanti, arrivando quasi al doppio della soglia settimanale di 250 oltre cui scatta la zona rossa, una situazione grave rimarcata anche dalla Fondazione GIMBE. Sin dallo scoppio dell’epidemia, nella provincia toscana sono stati segnalati quasi 17.500 casi confermati di contagio su una popolazione di circa 256 mila persone.
Soltanto ieri, la provincia di Prato ha registrato altri 158 contagiati, arrivando a un’incidenza settimanale di 484 nuove infezioni ogni 100mila residenti. Ma perché la situazione nel territorio pratese risulta così difficile? Renzo Berti, direttore del dipartimento di prevenzione dell’Asl Toscana Centro, ha provato a dare una spiegazione al quotidiano La Nazione, sottolineando i molteplici fattori responsabili.
Il peggioramento dell’incidenza dei contagi potrebbe in sintesi essere legato all’elevata densità abitativa e di impianti manifatturieri, così come alle difficoltà incontrate dal tracciamento dei casi, complicate anche da fattori linguistici riguardanti la numerosa comunità straniera presente nel territorio.
In particolare, Berti ha indicato come primi fattori di rischio la densità demografica e la forte concentrazione di attività produttive, sia nella provincia di Prato che in quella di Empoli e a nord-ovest di Firenze, dove la circolazione del virus è più intensa. Il primo problema riguarda la possibilità di effettuare controlli sui luoghi di lavoro in modo sufficientemente rapido rispetto a una situazione di crisi come quella attuale.
Come riporta La Nazione, ogni anno le ispezioni nell’Asl Toscana Centro sono circa tremila, in media poco più di una decina al giorno, week end esclusi. Al ritmo con cui si diffondono i casi di contagio risulta difficile identificare tutte le infezioni e frenare la diffusione del Coronavirus.
“A Prato però abbiamo un problema in più”, sottolinea Berti al quotidiano. Nello specifico, il direttore del dipartimento di prevenzione dell’Asl Toscana Centro si riferisce alla “scarsa collaborazione dei contagiati, in particolare quando si tratta di persone di origine straniera”, dovuti per lo più a difficoltà linguistiche, diffidenza e limitata comprensione della gravità della situazione.
Forse non è un caso che il 20 per cento dei nuovi positivi delle ultime settimane sia di origine straniera, anche se i contagi rispecchiano la composizione demografica del territorio, in cui il 22 per cento dei residenti proviene da altri Paesi.
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