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“Fiumi di perdite di sangue, ma il tumore viene operato in ritardo perché l’ospedale è intasato dai pazienti Covid”

Quante patologie vengono trascurate a causa del Covid? I dati sono allarmanti: quest'anno sono stati eseguiti circa 1,4 milioni di screening per i tumori in meno. Valentina è uno di questi casi

 

“Le perdite non mi facevano più muovere per il dolore…Uscivano tocchi di sangue grandi come la testa di un bambino”. La situazione di salute di Valentina – 37 anni e l’attività in un bar di Vetralla, in provincia di Viterbo, avviata appena prima dell’inizio della pandemia a gennaio 2020 – è degenerata quest’estate. Quando i medici le hanno cominciato a rimandare l’operazione perché l’ospedale Belcolle è pieno e “i posti vanni lasciati liberi per i pazienti Covid”. Intanto, quello che pensava fosse un fibroma, è in realtà un tumore che cresce ogni giorno di più. Il caso di Valentina Sposetti è tutt’altro che isolato, l’Associazione italiana di oncologia medica ha lanciato un allarme: nei primi cinque mesi del 2020 sono stati eseguiti circa 1,4 milioni di screening in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un ritardo che si traduce in una netta diminuzione di nuove diagnosi che potrebbero invece salvare vite umane.

L’odissea di Valentina

Come racconta a TPI, il 23 luglio Valentina fa una visita ginecologica perché qualcosa non va. “La dottoressa mi disse che si trattava di un polipo da togliere e che appena fosse stato possibile mi sarei dovuta operare. Nelle analisi avevo solo la prolattina alta, ma ancora non mi preoccupavo troppo”, spiega. Poi da Ferragosto cominciano le perdite: “Il sangue usciva come pipì. Né gli assorbenti, né i pannoloni riuscivano a bloccarlo. Non potevo più lavorare, avevo dolori lancinanti”.

“Ho iniziato a sollecitare i medici per un’ecografia e per operarmi, ma il tempo passava. Dovevo prendere l’antiemorragico ogni 6 ore perché non ce la facevo più”, continua Valentina. Il 16 settembre la ragazza riesce a fare il controllo ma nel referto le scrivono “perdite mestruali”. Un referto dunque che non corrispondeva allo stato delle cose. Non erano infatti mestruazioni, ma un’emorragia che non passava da giorni. A metà ottobre Valentina deve correre in Pronto Soccorso perché sta troppo male e lì si accorgono che il polipo era diventato un mioma. A quel punto Valentina insiste per essere operata e le fissano un appuntamento per fine ottobre.

Il giorno prima della data del ricovero per la chirurgia però la chiamano dall’ospedale e crollano tutte le ssue peranze. Le dicono infatti che l’operazione va rimandata a data da destinarsi “perché i posti letto vanno lasciati per i pazienti Covid”.

La disperazione in un video

Disperata, preoccupata e dolorante, Valentina decide di fare un video-appello. Con le lacrime agli occhi esprime tutta la sua rabbia per un sistema che la sta trascurando. “C’è una pandemia, lo so. Ma non possono dimenticarsi di tante altre persone che soffrono come me”, dice Valentina a TPI. Il video lo potete vedere in testa all’articolo ed è un pugno nello stomaco. Chiunque potrebbe trovarsi nella situazione di Valentina, con la sensazione di essere lasciato indietro dalla sanità.

Questo video così struggente è stato però provvidenziale. La legale di Valentina infatti lo ha inviato per Pec alla Asl e il primario dell’ospedale Belcolle che lo ha visionato per passaparola non è potuto restare indifferente. Dopo diversi mesi dalle prime perdite, Valentina viene operata, ma è tardi: le scoprono un adenocarcinoma. Un tumore che ora angoscia la vita di Valentina nell’attesa delle risposte dell’esame istologico e che poteva essere diagnosticato molto prima.

“Una pandemia di tumori fa meno notizia”

L’emergenza Coronavirus avrà ripercussioni serie sui rischi di cancro. A dirlo è anche Giuseppe Curigliano, direttore della Divisione nuovi farmaci allo Ieo, l’Istituto europeo di Oncologia e professore di Oncologia medica all’Università di Milano: “Il Covid ha ritardato tutti i programmi di screening. Quelle attività che hanno come obiettivo di intercettare i tumori al loro inizio. Probabilmente, nei prossimi mesi, quando riprenderanno, ci troveremo di fronte a un numero più grande di casi avanzati, meno curabili e meno guaribili”.

Avremo una pandemia di tumori – spiega Curigliano – che fa meno notizia di una pandemia per Covid. E l’unico rimedio è potenziare i nostri medici di medicina generale. Quelli che dovrebbero intercettare i segnali di malattia, inviare i pazienti allo specialista, ma poi riprenderseli in carico quando devono seguire le terapie”.

I dati

I rinvii delle visite, il rallentamenti negli interventi chirurgici e la drastica riduzione della prevenzione oncologica durante l’emergenza Covid potrebbero addirittura determinare un aumento della mortalità nei prossimi anni. Secondo l’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), nei primi 5 mesi del 2020 rispetto all’anno precedente ci sono state 2.099 nuove diagnosi in meno di tumore al seno e 611 in meno di quello al colon-retto. Oltre a una mancata individuazione delle lesioni, spia proprio del cancro alla cervice uterina simile al caso di Valentina (stiamo parlando di 1676 lesioni in meno rilevate).

Sono un rischio le liste di attesa nelle sale operatorie, in particolare in campo oncologico. Rispetto al periodo pre-Covid, l’attività chirurgica programmata (quindi non urgente) per i malati di cancro è tornata a funzionare completamente solo nel 60 per cento dei circa 600 centri, da Nord a Sud, che hanno partecipato al sondaggio dell’Associazione dei chirurghi ospedalieri (Acoi) avvenuto il giorno 4 settembre 2020. Appena il 21 percento delle strutture inoltre riesce a garantire a pieno regime la chirurgia generale. E l’unica ad avere quasi recuperato gli standard pre-pandemia è quella d’urgenza, ripartita nel 94 percento dei casi.

Il problema è globale: stando alle previsioni del National cancer institute americano, negli Stati Uniti nei prossimi dieci anni ci saranno circa 10mila morti in più per tumore del seno e del colon-retto a causa del calo degli screening. Durante il recente incontro tra i ministri della Salute dei 53 Paesi membri della regione europea dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) è emerso che nel 70 per cento di questi a causa del Covid c’è stata un’interruzione dei servizi sanitar e che in molte realtà questo potrebbe provocare un aumento del dieci per cento della mortalità per cancro al seno e del 15 di quella del cancro al colon.

Valentina non molla, sta combattendo come una guerriera. Ma i casi di diagnosi in ritardo come il suo preoccupano i medici e soprattutto i pazienti con un tumore da tenere sotto controllo.

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