Lancet punta il dito contro la mancata zona rossa nella Val Seriana: “Epidemia diffusa per colpa di governo e regione”
Covid, Lancet punta il dito contro gli errori dell’Italia a Bergamo: “I lombardi hanno affrontato l’orrore”
In Lombardia la popolazione è rimasta “sconvolta” da quanto accaduto durante la prima ondata della pandemia e “dall’inaffidabilità di autorità sanitarie e governative, in aggiunta a un piano pandemico obsoleto e non attuato”. È quanto afferma un articolo pubblicato nel prossimo numero della rivista scientifica inglese The Lancet, intitolato “Riconoscere gli errori del governo nella gestione della sanità pubblica in risposta a Covid-19”.
L’articolo, firmato da Chiara Alfieri, Marc Egrot, Alice Desclaux e Kelley Sams, ripercorre il periodo iniziale della pandemia, soffermandosi sul lavoro dell’associazione “Sereni e sempre Uniti”, che chiede giustizia per le morti dovute a Covid-19 e verità sulle decisioni che hanno portato allo scoppio dell’epidemia nella provincia di Bergamo. “La decisione del governo nazionale e regionale della Lombardia di non creare una cosiddetta zona rossa intorno ad Alzano Lombardo e Nembro (bloccando gli spostamenti in entrata e in uscita dai due comuni) è ritenuta direttamente responsabile della diffusione dell’infezione ad altri comuni della provincia di Bergamo, in particolare della Val Seriana, poi in tutta Europa”, afferma la rivista, chiedendo come una risposta diversa, in termini di salute pubblica, avrebbe potuto fermare l’epidemia di Covid-19 nella provincia di Bergamo, “diventata nota nella primavera del 2020 per i cadaveri accatastati in ospedali, chiese e cimiteri e trasportati dai camion militari ai crematori”.
Secondo Lancet, nel 2020 i lombardi si sono trovati “ad affrontare l’orrore: persone care che muoiono in casa senza cure e da sole in ospedale, scarsità di ossigeno e respiratori e confusione nell’identificazione dei corpi cremati”. L’articolo descrive poi gli obiettivi perseguiti dall’associazione “Sereni e sempre Uniti”, definita “un movimento dal basso” per chiedere giustizia, ossia di ottenere “verità, giustizia, riparazioni e dignità e offrire sostegno emotivo in risposta al dolore, alla confusione e al risentimento per le famiglie dei defunti e per la comunità in senso più ampio”.
La rivista ricorda poi il contributo “cruciale” svolto da indagini antropologiche nell’analizzare gli effetti sociali e politici di precedenti epidemie, come quelle di Ebola e Aids, per affrontare problemi come la disinformazione nei vaccini.
L’INCHIESTA DI TPI SULLA MANCATA CHIUSURA DELLA VAL SERIANA PER PUNTI:
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