Covid, Bassetti lancia l’allarme: “Se arriva una nuova variante torniamo al punto di partenza”
Covid, Bassetti lancia l’allarme sul possibile arrivo di una nuova variante
Matteo Bassetti si dice preoccupato per l’esplosione di Covid in Cina e soprattutto sulla possibilità che arrivi in Europa una nuova variante, motivo per cui giudica insufficiente la decisione del ministero della Salute di imporre il tampone obbligatorio per chi arriva dal Paese asiatico.
Intervistato da La Repubblica, il direttore della Clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova ha dichiarato che le misure intraprese dal governo italiano “vanno prese in tutta Europa, perché poi chi arriva in qualsiasi aeroporto europeo può arrivare in ogni altro Paese”.
“In un momento in cui in Europa la situazione è molto controllata – in particolare in Italia grazie alla possente campagna vaccinale del 2021 e a coloro che hanno fatto le dosi di richiamo – io, nei panni dell’Europa, non mi assumerei un rischio anche remoto di importare una variante che possa resistere ai vaccini e ci faccia ripiombare indietro al punto di partenza” ha aggiunto l’infettivologo.
Secondo Bassetti è “evidente che qualcosa in Cina non sta funzionando, perché i dati sono impressionanti, con 10.000 morti al giorno. Dopo quello che abbiamo visto in Italia, tutelarci per primi in Europa sarebbe opportuno. Dopodiché se tra tre mesi la situazione in Cina si normalizza, si potrebbero togliere le restrizioni che auspico e tornare a viaggiare come prima”.
Il rischio, secondo l’esperto, è quello di “importare” in Europa una nuova variante resistente ai vaccini, rischio che aumenta considerando che il Coronavirus in questo momento in Cina circola liberamente: “Consideri che una variante che circola così tanto come sta circolando oggi: 350 milioni di casi in 20 giorni, e si prevede che arriveremo a 700 milioni nei prossimi 20 giorni. Quindi si avranno in Cina il numero di casi che abbiamo visto in tutto il mondo nei tre anni precedenti”.
“Mentre all’inizio della pandemia ad essere interessata era una sola area, ovvero la provincia di Hubei, oggi invece il contagio si estende su tutto il territorio. È evidente che se un virus circola così tanto in un Paese dove c’è moltissima gente non vaccinata – soprattutto gli anziani: molti di loro sono legati alla medicina tradizionale cinese – e dove il vaccino funziona meno – è un vaccino a vettore virale che ha efficacia dimezzata rispetto ai nostri vaccini a mRNA – questa è la condizione ideale per lo sviluppo di nuove varianti”.
“Si conta che ad oggi nella sola Cina sono state selezionate, solo per Omicron, 29 sottovarianti. Quindi immaginiamoci cosa succederà nei prossimi mesi. Oltretutto la Cina non è solo Pechino e Shanghai, ma anche la provincia recondita, dove non è che abbiano proprio ospedali come i nostri” ha aggiunto Matteo Bassetti.
“Il sequenziamento in molte zone è raro. Un 5% dei cittadini può permettersi una tutela della salute efficace, ma dal punto di vista degli ospedali, il 95% della popolazione cinese ha un sistema sanitario al livello dei nostri anni ’50. Questo dovrebbe indurci alla prudenza”.
“Quello che mi preoccupa di più non è la popolazione generale, sulla quale Omicron non farà gran che, perché alla fine noi abbiamo fatto tre dosi l’anno scorso, e molti hanno fatto il Covid quest’anno” dichiara ancora l’esperto.
“Il vero problema è che abbiamo ancora una fascia abbastanza importante di over 70 che non hanno fatto la quarta dose. Più del 60% degli over 70 italiani non hanno fatto dosi nel 2022. È chiaro che se dovesse arrivare una variante Omicron più contagiosa, e che magari ha subito qualche altra mutazione che la rende resistente al vaccino, chi ha 80 anni e non ha fatto la quarta dose potrebbe infettarsi in maniera importante” conclude Bassetti.