“Non troviamo candidati con voglia di lavorare”, polemica sulla provocazione di un negozio Cospalat
“Abbiamo voluto lanciare una provocazione”: spiega così Renato Zampa, storico consigliere di Cospalat, la decisione di affiggere un cartello sulla saracinesca dello spaccio di Valvasone – in provincia di Pordenone – recante la scritta “Con grande rammarico ci troviamo obbligati a comunicare la sospensione dell’attività per mancanza di personale che abbia voglia di lavorare”.
Si tratta di un negozio storico, conosciuto da tutti nella zona, che però dichiara di non riuscire ad assumere nessuno per andare avanti. “Cerchiamo due persone per mantenere in attività lo spaccio di Valvasone – spiega il consigliere Zampa – ma non riusciamo a trovarle. E sapete perché? Perché anche solo lavorare il sabato sembra essere un problema per i candidati”
Chiunque si sia presentato ai colloqui, denunciano dall’attività, ha sollevato questioni che l’hanno portato a rifiutare l’offerta. “Lavorare il sabato non va bene – spiega Zampa – iniziare il turno alle otto è troppo presto, gli spostamenti sono troppo lunghi. Ecco perché con quel cartello ho voluto provocare. Sarà un caso, ma da quando è comparso il messaggio ho ricevuto tre telefonate. Speriamo che i prossimi colloqui vadano meglio”.
La stragrande maggioranza dei candidati è rappresentata da over 50: “Sotto i trent’anni non si presentano proprio, giovani non se ne vedono”. Il lavoro sarebbe quello di commesso, dietro al banco dello spaccio di Valvasone: “Quaranta o trenta ore settimanali, con tanto di formazione che ovviamente garantiamo”.
Il sindaco di Valvasone Arzene, Markus Maurmair, ha stigmatizzato in un post su Facebbok la vicenda: “Un messaggio molto preoccupante dal punto di vista del rapporto datore di lavoro con i propri dipendenti. Bisognerebbe fornire tutte le informazioni del caso (stipendi garantiti, contesto lavorativo adeguato, come le temperature dei locali, e capacità di gestire il personale) prima di esternare affermazioni così pesanti”.
“Da anni – prosegue il primo cittadino – l’attività funziona grazie alla buona volontà delle persone che vi lavorano, credo non si meritino una cosa del genere. Non vorrei fosse una sorta di giustificazione per una chiusura preventiva collegata al fatto che nelle vicinanze aprirà un’altra attività similare”.
La replica di Cospalat: “Accuse infondate e totalmente false. Abbiamo sempre pagato tutti gli stipendi”.