Corte costituzionale, legittimo impedire la procreazione assistita alle coppie gay
Corte Costituzionale procreazione assistita gay – La Corte Costituzionale ha ribadito, martedì 18 luglio, che il divieto di procreazione assistita per le coppie omosessuali è legittimo.
La Consulta lo ha stabilito dichiarando non fondate le questioni di legittimità costituzionale sollevate dai Tribunali di Pordenone e di Bolzano sulla legge 40, che regolamenta la materia, là dove vieta alle coppie gay di accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita consentendola solo a quelle stabili formate da un uomo e una donna.
“L’esito era temuto. Evidentemente si tratta di una sconfitta, ma è prematuro commentarla”, ha scritto in un lungo post su Facebook l’avvocato Alexander Schuster che assiste una coppia di donne di Bolzano.
Era stato anche il tribunale di Pordenone ad accogliere la richiesta di una coppia di donne omosessuali, alle quali era stata rifiutata la fecondazione assistita e l’eterologa, di sollevare la questione di legittimità costituzionale delle norme.
“Il diritto costituzionale è una scienza giuridica: si caratterizza per rigore logico e per un dialogo con le altre scienze, tra cui la psicologia, che ci dice che i bambini crescono bene anche con due madri. I nostri argomenti erano forti, speriamo lo siano anche quelli per contrastarli”, ha aggiunto.
L’avvocato ha sottolineato che “il vero significato di questa sentenza dipenderà dalle motivazioni. Io personalmente desidero esprimermi dopo averle lette e cioè quando usciranno tra alcune settimane. Potrebbe essere una cosiddetta sentenza monito, il che non sarebbe una sconfitta, anzi. La Corte potrebbe invitare il Parlamento a mettere mano a una legge non adeguata ai tempi, smantellata pezzo dopo pezzo, al punto che oramai è necessario ripensarla. E al Parlamento giustamente spetterebbe questo compito. Il problema? Il Parlamento non dà mai seguito a questi moniti, il caso Cappato docet. E al terzo monito la norma è dichiarata incostituzionale. Vedasi la ‘saga’ del cognome della madre per i figli”.
“Oppure potrebbe essere una sentenza che chiude categoricamente, che condanna la mia cliente del caso di Bolzano al suo destino tutto italiano. La mia madre, che ho chiamato in udienza Teresa, può diventare madre genetica solo se ama un’altra donna, perché nessun uomo potrà mai accogliere il suo ovocita e dare luce ad un bambino”, ha affermato l’avvocato.
Di una cosa l’avvocato è sicuro: “l’esito negativo è in linea con i tempi che corrono, con chi dice che queste donne, queste famiglie, questi desideri naturali di divenire madre non esistono, che il legislatore può fare sostanzialmente come ritiene opportuno. Si tratta di una sconfitta non solo per le coppie lesbiche, ma anche per le donne single. In Italia i paletti limitano tutte le donne, non solo quelle lesbiche”.
Per Schuster “l’unica certezza è che, amaramente, ogni speranza di tutelare i diritti di queste donne a divenire madri va riposta semmai in un giudice europeo. E se si vincesse sarebbe comunque una sconfitta, l’ennesima, per il diritto italiano e per la nostra cultura giuridica”.