Corsa ai tamponi fai da te, ma un positivo su quattro sfugge al test: ecco quali sono i più affidabili
Aumentano i contagi, complice anche la variante Omicron, ed è corsa al tampone. File lunghissime da Milano a Palermo, attese che possono arrivare a diverse ore, anche quattro o cinque, per effettuare un test prima e durante le feste, negli hub e nelle farmacie. La maggior parte dei tamponi effettuati sono antigenici, o più comunemente conosciuti come “rapidi”. Il risultato si ottiene in circa 15 minuti per un costo che oscilla tra i 15 e i 20 euro. Il falso negativo, però, è dietro l’angolo, come specificato da alcuni esponenti della comunità scientifica.
Questa tipologia di test rileva le proteine del virus (antigeni) e il margine di errore è compreso in un range che oscilla tra il 10% e il 25% “a seconda che venga effettuato da una persona esperta, per esempio in farmacia o meno”, come dice al Corriere della Sera Pierangelo Clerici, presidente dell’Associazione microbiologi clinici italiani e della Federazione italiana società scientifiche di laboratorio. Meno esperti si è, più le possibilità di falsi negativi aumentano quindi. È il caso dei tamponi fai da te che potrebbero portare a 1 risultato errato su 4.
A non essere raccomandati sono poi i test salivari. “La qualità del campione di saliva è soggetta a molte variabili, per esempio il tempo trascorso dall’assunzione di cibo o bevande e il modo in cui si è tenuto in bocca il tampone. In generale i test di questo tipo offrono meno garanzie rispetto a quelli che analizzano un campione naso orofaringeo”, spiega Clerici sul Corriere della Sera.
I test sierologici, invece, non sono in grado di confermare un’infezione in atto. Vanno a misurare, infatti, la presenza o meno di anticorpi nel sangue prodotti in risposta al covid – 19 o al vaccino. Ma non servono a capire la reale immunizzazione protettiva, come spiega Fortunato Paolo D’Ancona, medico e primo ricercatore del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità.
Il molecolare rimane il test più affidabile, con un margine di errore quasi nullo perché la presenza del genoma del virus viene rilevata anche quando la carica virale è molto bassa, attraverso il metodo RT – PCR, come specificato dall’Iss.