Corrado Formigli: “Il Coronavirus? Più dura di una guerra. Tutti contro la movida e i giovani, ma scaricare la responsabilità sui ragazzi è una vigliaccata”
All'indomani dell'ultima puntata di "Piazzapulita", il giornalista ripercorre i giorni dell'emergenza Coronavirus
Corrado Formigli: “Coronavirus peggio di una guerra” e difende i giovani
All’indomani dell’ultima puntata del suo Piazzapulita, in onda in prima serata su La7, Corrado Formigli fa il bilancio della stagione in una lunga intervista al Corriere della Sera in cui vengono affrontati diversi temi: dall’epidemia di Coronavirus alla manifestazione del centrodestra, che si è tenuta martedì 2 giugno a Roma, dove si sono creati numerosi assembramenti nonostante le misure anti-Covid. Nel criticare alcuni colleghi che nei giorni scorsi hanno puntato il dito contro i giovani per aver più volte trasgredito le regole anti-contagio, Formigli ha infatti affermato: “Trovo ridicolo che oggi tanti giornalisti e opinionisti puntino il dito contro la movida e i giovani, come se il problema fossero i ragazzi con il bicchiere in mano. Soprattutto alla luce della manifestazione del centrodestra, ieri a Roma, con un assembramento incredibile e moltissime persone senza mascherine. Ma che esempio diamo ai giovani? Scaricare la responsabilità sui ragazzi è una vigliaccata” continua il report, che sottolinea anche che “Questo è un Paese costantemente contro i giovani, talmente contro i giovani che l’ultima cosa di cui si è occupato il governo è la scuola. È indecente”.
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La stagione del suo programma d’approfondimento giornalistico che sta per concludersi è stata inevitabilmente contraddistinta dall’epidemia di Coronavirus che ha colpito il nostro Paese. “Abbiamo vissuto una esperienza giornalistica assolutamente unica, più forte di quella dell’inviato di guerra. Una esperienza ancora più profonda e formativa che mi rimarrà per sempre. Nella mia vita di giornalista non ricordo un momento in cui il mio lavoro è stato così importante da cambiare la percezione nell’opinione pubblica” dichiara Formigli che, il 5 marzo scorso, mostrò nel corso della sua trasmissione le terribili immagini realizzate all’interno del reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Cremona. “Immagini fortissime – ricorda il giornalista – ancora non eravamo in pieno lockdown e dunque forse non c’era la percezione della gravità. Invece quell’inchiesta mostrò persone intubate a pancia in giù, dolore, disperazione. Dopo quel reportage non si è più detto ‘è solo una influenza’”.
Con l’avanzare dell’epidemia di Covid-19, i programmi televisivi, incluso il suo, hanno dovuto rinunciare al pubblico in studio. “All’inizio – sottolinea Formigli — faceva l’effetto di una partita di calcio a porte chiuse. È importante incrociare gli sguardi del pubblico, che peraltro motivano anche gli ospiti, poi abbiamo scoperto che in una dimensione drammatica come questa, fare a meno del pubblico permetteva di accentuare l’approfondimento e l’elemento riflessivo del programma”. L’assenza del pubblico, dunque, secondo Formigli non ha danneggiato il programma, anzi. D’altronde il giornalista è ormai convinto che il Coronavirus ha cambiato per sempre le nostre percezioni e abitudini. “Ormai, c’è un prima e un dopo, e sarà per sempre a prescindere dal vaccino. Certe competenze si sono affermate e certe incompetenze pure. Un personaggio a livello mondiale come Trump, resterà ridimensionato per sempre; come pure Boris Johnson pure. Tutti coloro che in modo sbruffone e in modo incompetente hanno portato il loro paese nel baratro, ne pagheranno le conseguenze”.
E riguardo il governatore della Lombardia Attilio Fontana e l’assessore al Welfare Giulio Gallera, sul banco degli imputati per il boom di infezioni registrate in Lombardia, Formigli dichiara: “Sono venuti in due momenti diversi, non insieme. Ma obiettivamente lì misuri l’impreparazione della politica, l’arroganza e la mancanza di umiltà”. Riguardo le vacanze, ormai vicine per il giornalista, Formigli anzitutto rivolge un pensiero alle “tante persone che non ci andranno perché non potranno permetterselo. Avremo tante città piene di mamme e papà e bambini a cui lo Stato dovrebbe dare qualcosa da fare. La seconda cosa a cui penso è che, anche se io non amo i facili patriottismi, questa volta voglio aiutare il mio Paese e resterò in Italia a fare le vacanze: andrò nel ristorante sotto casa, comprerò un prodotto locale, aiuterò l’albergatore italiano. Questo credo lo dobbiamo al futuro del nostro Paese”.
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