Il sindaco di Bergamo: “Posti in terapia intensiva finiti, alcuni pazienti vengono lasciati morire”
"I pazienti in terapia intensiva non stanno diminuendo: il problema è che non ci sono più posti"
Coronavirus terapia intensiva: “Posti finiti”
Per contrastare il Coronavirus la terapia intensiva è fondamentale. Ma da Bergamo, una delle città più colpite, arriva il dato shock del sindaco Giorgio Gori: “I pazienti in terapia intensiva non stanno diminuendo, sono i posti che non ci sono più, nonostante siamo aumentati a fatica di qualche decina grazie ad un intervento straordinario. E alcuni pazienti vengono lasciati morire”.
Poi un appello accorato del primo cittadino: “Dobbiamo fermarci, cambiare il calendario e considerare i prossimi 15 giorni come le settimane centrali di agosto. Fermare le imprese, i negozi, tutto tranne i servizi essenziali, mandare la gente in ferie. Recupereremo dopo, quando potremo ripartire” (Qui le ultime notizie sul Covid-19 in Italia).
La preoccupazione del sindaco di Bergamo Gori
“Ancora oggi ci sono imprenditori importanti che mi chiamano, spaventati dai danni economici di uno stop totale. Ma rispondo che o fermiamo tutto, o rischiano di perdere tutto. Anche i loro operai”. In un’intervista al Corriere della Sera il sindaco Gori spera e si augura che ora “il governo accolga questa richiesta anche se la chiusura va sostenuta con misure economiche concrete”, puntualizza il primo cittadino di una città e di una provincia che ha il record di contagiati da coronavirus (1.472) mentre i morti sono già 116, “come in una guerra”.
La cosa positiva, osserva il sindaco, è che nelle ultime 72 ore “c’è una consapevolezza diffusa della gravità della situazione”. Secondo Gori “gli ospedali vanno ringraziati per lo sforzo incredibile che stanno sostenendo, ma sono in grande difficoltà”. All’obiezione del quotidiano che solo venti giorni fa Gori minimizzava e invitava i cittadini a vivere la città, Gori risponde che “io, come altri, in un primo momento non avevamo gli elementi per capire la gravità di una situazione mai vista”.
Coronavirus, misure straordinarie per la terapia intensiva
Nei prossimi giorni il sistema sanitario nazionale proverà ad ampliare la terapia intensiva con 1.100 i nuovi posti letto nel giro di 15 giorni. Una gara-lampo della Consip, la società del Tesoro per l’acquisto centralizzato di beni e servizi ha aggiudicato la prima procedura negoziata d’urgenza per le attività di procurement relative all’epidemia da Coronavirus, in coordinamento con il Dipartimento della Protezione Civile.
Entro 3 giorni saranno consegnati 119 ventilatori, 200 tra 4 e 7 giorni e 886 tra 8 e 15 giorni. Per altri 2.713, che consentono l’allestimento di altrettanti posti letto, la consegna è prevista tra 16 e 45 giorni. Le nuove dotazioni si sono rese assolutamente necessarie a causa dell’elevato numero di contagiati che ha messo in crisi le strutture ospedaliere. Attualmente, secondo i dati forniti da sindacato medici ospedalieri Anaao Assomed, i posti in rianimazione su tutto il territorio italiano sono 5.200, di cui 900 privati. La media italiana è di 8,7 posti per 100 mila persone, nel Nord si può arrivare anche a 10 per 100 mila, mentre al Sud si scende a 7.
I supporti respiratori sono praticamente dei salvavita nel caso dei pazienti affetti da polmonite da Covid. La patologia in buona parte dei casi richiede infatti un supporto poiché attacca i polmoni mandando i pazienti in grave sofferenza respiratoria.
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